Di nuovo BoundCon - Parte prima

Uno dei miei ultimi post prima di lasciare un po’ abbandonato questo blog (e l’ultima volta vi ho spiegato perché) riguardava la BoundCon, la fiera del bondage di Monaco di Baviera. Sorpresa sorpresa: pare che la storia si ripeta davvero, così mi sembra anche giusto che la ripresa degli aggiornamenti si occupi proprio dello stesso evento – da cui sono tornata da poco.

Questa volta sapevo cosa aspettarmi, pertanto ho avuto l’accortezza di concentrare tutte le mie attività di quei giorni nella stessa zona. Il mini-tour tedesco ha toccato anche altre città, ma per tutta la durata della BoundCon ho evitato viaggi e trasferte in modo da potermi godere fino in fondo la manifestazione.

Manifestazione che, in effetti, non è che sia poi così vasta: sta tutta in un padiglione fieristico, eppure riesce a offrire così tanti stimoli interessanti che tre giorni diventano appena sufficienti per coglierli tutti. Non ci credete? Sentite qua…



Gli acquisti

Fatemi cominciare da un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Per quanto abbia partecipato a fiere fetish un po’ in tutto il mondo, questa di Monaco resta forse la migliore in termini di varietà delle proposte e di prezzi più o meno ragionevoli (beh, per lo meno secondo gli standard assurdi di queste cose…). Rispetto agli anni precedenti c’era forse qualche espositore in meno e gli stand apparivano un po’ meno ricchi, ma ciò non toglie che gli schiavi che ho scelto per accompagnarmi siano stati trattati come dei veri ciuchini da soma, carichi di borse piene di acquisti.

Inutile che vi faccia l’elenco di tutti gli abiti, i corsetti e gli strumenti che mi sono comprata: chi verrà a trovarmi nel mio studio di Brescia potrà vederli di persona… e provare sulla propria pelle l’effetto di alcuni giocattolini che mi intrigano non poco! Già, perché a dispetto del nome alla BoundCon non c’è solo bondage, ma anche BDSM, fetish e tutto ciò che rende piacevoli le mie giornate. Quest’anno le scarpe non erano niente di che, ma preferisco vederne il lato positivo: per lo meno non dovrò fare installare altri armadi in cui stivare la mia collezione.



Un altro rammarico è che nel caos generale non mi sono accorta di due articoli che ho scoperto solo fra i cataloghi riportati a casa, ma avrei invece comprato volentieri. Il primo è un sistema chiamato “manette elettroniche”, che in realtà di manetta ha ben poco. Si tratta infatti di un accessorio per elettrostimolazione (o elettrotortura, a essere cattivelle…) che avrei potuto unire a un po’ di giocattoli che già fanno parte della mia collezione. Il principio è quello dei radiocollari: finché lo schiavo segue fedelmente ogni movimento della Padrona va tutto bene, ma se si allontana più di un tot… cominciano i guai.

Quel che accade è che entra in funzione un sensore di movimento collegato agli elettrodi. In altre parole lo schiavo deve stare bene attento a rimanere immobile in attesa del ritorno della proprietaria, altrimenti partono scosse abbastanza dolorose da ricordargli che, essendo un semplice oggetto da compagnia, non ha alcun diritto di decidere autonomamente dove andare. Una delizia, considerato che si possono regolare sia il raggio d’azione che l’intensità degli impulsi. C’è perfino un pulsante perfetto per trasformare il soggetto in una bella statuina, anche restandogli vicino.



L’altro articolo è di una semplicità eccezionale, ma era pubblicizzato così male che ho capito di cosa si trattasse quando sono andata a curiosare su Internet, una volta tornata a casa. Si tratta semplicemente di lenti a contatto completamente nere, concepite per i giochi di deprivazione sensoriale. Funzionano molto meglio di una benda, e garantiscono che il mio compagno di giochi rimanga completamente sperduto alla mercé dei miei capricci… Solo a scrivere queste righe mi vengono in mente dozzine di scenari eccitantissimi!

È chiaro che le più elementari norme igieniche vietino di usare lo stesso paio di lenti (costosette, fra l’altro…) con due persone diverse, ma se fossi stata più attenta credo proprio che ne avrei comprato qualche confezione da tenere a disposizione in studio. Fortuna che ho trovato dove acquistarle online, così se qualcuno vuole provare l’emozione di una sessione completamente al buio… non ha che da chiedermelo con un po’ di anticipo, e vedremo insieme qual è il modo migliore per procurarsi questo bel giocattolino.



Gli spettacoli

Una delle grandi attrattive della manifestazione è rappresentata dagli spettacoli – ovviamente di bondage – in cui si esibiscono alcuni dei più grandi esperti del mondo. Quest’anno c’erano addirittura tre palchi: uno più grande e attrezzato su cui si sono succedute le performance più impegnative, uno piccino che poteva essere prenotato da chiunque ne avesse voglia e un terzo riservato principalmente a una simpatica gara di “slegatura”, in cui due ragazze per volta venivano legate e cronometrate sotto l’occhio attento di un gruppo di giudici che ne valutava anche lo stile e l’estetica mentre cercavano di liberarsi.

Durante tutta la BoundCon ho visto all’opera un po’ di tutto: da veri mostri sacri dell’immobilizzazione erotica a personaggi un po’ arrangiati ma pieni di buona volontà. Però devo riferire con grande piacere che due degli spettacoli più belli sono stati offerti da italiani, che hanno tenuto ben alto l’onore del nostro paese così disonorato nell’opinione pubblica, specie straniera.



Sul palco grande si è esibito infatti MaestroBD, che ha avuto l’intuizione di non azzardare una performance troppo tecnica ma di puntare sulla messa in scena. Aiutato anche dall’aspetto fisico ha interpretato allora Mangiafuoco alle prese con una Pinocchia molto simpatica ed espressiva (oltre che carina!), che è stata prima ridotta a marionetta, poi liberata sotto forma di monella sexy e infine… trasformata in asino, con tanto di coda e orecchie. Divertente e originale, non c’è che dire.

La maggior parte delle altre performance seguiva infatti sempre lo stesso schema, con delle sospensioni in stile giapponese davvero bellissime… ma che dopo la trentesima volta che le vedi diventano un po’ stucchevoli. Menomale che a variare l’atmosfera era presente anche il fondatore della leggendaria House of Gord, che forse avrete visto insieme ai suoi strani macchinari simil-industriali anche in un paio di puntate di CSI. Questa volta ha portato con sé un calesse per ponygirl… formato esso stesso dai corpi di ragazze legate e ripiegate in modi spettacolari!

Ma dicevamo degli italiani. L’altro grande spettacolo è stato vedere all’opera il caro amico Andrea Ropes, che riesce a superarsi ogni volta che lo incontro. Nelle due o tre volte in cui è salito sul palco anche i più famosi nomi del settore sono rimasti a bocca aperta per l’eleganza e la velocità con cui riesce a far danzare le proprie corde, realizzando dei lavori di una precisione incredibile. Per arrivare ai suoi livelli serve purtroppo una costanza di studio che io non ho proprio, ma sono felice di avere partecipato ad alcuni suoi seminari privati nei quali ho appreso qualche tecnica niente male. Chi vuol provare l’abbraccio delle mie legature?

 [continua...]

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