Lo chauffeur di Mistress Ingrid e il baule dei sogni.
Lui è “J” una persona di cui mi
fido ad occhi chiusi, uno di quelli che il ruolo di schiavo personale
nel tempo se lo è guadagnato non a parole ma con i fatti.
Leggendolo per me è stato un gradito
remember e volutamente l'ho diviso in due parti.
M.I.
- Da anni conosco Mistress Ingrid e
dopo un lungo, anzi lunghissimo training posso definirmi (con
l'autorizzazione di Mistress Ingrid) uno dei suoi schiavi personali.
Lavoro nel settore dei trasporti, sono
autista di pullman gran turismo, passo le mie giornate su strade ed
autostrade d'Italia ed Europa e di conseguenza posso dire di
conoscerle a menadito e come raggiungere qualsiasi posto.
Vista la mia professione non potevo
diventare altro che l'autista particolare di Mistress Ingrid la quale
nei primi tempi che frequentavo per sessioni il suo dungeon malgrado
la mia costante disponibilità era titubante sulla mia mansione;
tutta colpa di un pomeriggio che mi sono presentato in forte ritardo
per una sessione, fu come un marchio a fuoco sulla mia pelle.
Alle mie suppliche di disponibilità ad
accompagnarla in auto in qualsiasi posto lei volesse la risposta era
un secco NO,
- NO io di te non mi fido, stop. - Mi
rispondeva fissandomi negli occhi e in quegli occhi mi rivedevo
sempre varcare la porta del suo Dungeon in ritardo. Quante volte ho
ricevuto questa risposta, tutte le volte sembrava che la cicatrice
del marchio si aprisse e mi versassero sopra del sale.
Poi una mattina d'autunno (mi ricordo
che ero appena rientrato stanchissimo a notte fonda da un tribulato
viaggio a Vienna) per l'ennesima volta mandai a Madame Ingrid un sms
comunicando la mia solita frase di completa disponibilità convinto
che anche quella volta non avrei ricevuto risposta.
Invece no, l'imprevedibilità di una
Donna qual'è Madame Ingrid mi spiazzò e mi mise in agitazione.
La risposta fu quasi immediata: -
Chiamami alle 11, mi servi - .
Il panico, si malgrado centinaia di
migliaia di chilometri passati a scarrozzare turisti in mezzo mondo
mi prese il panico. Cosa vorrà? Dove dovrò portarla... il panico.
Alle 11 in punto chiamai e in un
battibaleno ricevetti ordini secchi: - Voglio che tu venga a
prendermi oggi pomeriggio alle 16 con l'auto pulita e lucida a
puntino, vestito di nero giacca e cravatta compresi, ho alcune
commissioni da fare in città -
Emozionato a mille, gli confermai
eccitato la mia completa disponibilità e fu a quel punto che Madame
forse comprese la mia eccitazione e mi rispose: - Ci mancherebbe che
proprio oggi tu abbia problemi! -
Chiusa la telefonata feci un grosso
respiro per riprendermi dall'emozione e mi resi conto che le 16
sarebbero giunte in un baleno. Per il vestito nessun problema, da
tempo avevo nel mio guardaroba un tutto nero come sapevo sarebbe
piaciuto a Madame, confesso che a volte in tale livrea ho girato in
auto fantasticando ciò che da lì a poche ore avrei vissuto.
L'auto, la mia passione, adoro le auto
della nota marca tedesca con la stella a tre punte e su questo punto
con certezza avrei fatto un figurone con Madame.
Di corsa ad un lavaggio ed un accurata
pulizia interna, il tutto doveva essere un salotto da viaggio degno
della mia Padrona, ritorno a casa, doccia e... divisa. Continuavo a
specchiarmi e ad assumere l'atteggiamento che immaginavo fosse di
gradimento della Padrona.
Sono puntualissimo, ho aspettato
parcheggiato dietro un angolo in fondo alla via dell'appuntamento e
allo scoccare delle 16 ho messo in moto e mi sono portato all'altezza
del civico 19 come d'accordo. Già da lontano avevo intravisto sul
marciapiede il profilo di una Signora con un soprabito grigio e
scarpe con tacco a spillo di vernice, era Lei.
Impeccabile, il sogno che si avvera,
una gran Signora sulla mia auto.
Scesi, le aprii la portiera posteriore
pensando volesse salire dietro ed invece mentre si toglieva il
soprabito mi disse che voleva salire davanti. Scusandomi le dissi che
pensavo preferisse dietro e Lei mi rispose – Pensa a guidare. -
Le chiusi la portiera e in un attimo
quando mi misi al posto di guida non potei fare a meno della visione
inebriante della balza nera delle calze che spuntava dallo spacco
laterale della gonna.
Ero pronto per partire alla
destinazione che Madame mi avrebbe ordinato quando notai una strana
espressione sul suo volto e nemmeno il tempo di chiedermi il motivo
che lo venni a sapere direttamente dalla voce seccata di Madame: -
Cos'è questa puzza, non ti avevo ordinato di presentarti con l'auto
pulita? -
Mio Dio, mentre attendevo le 16 mi ero
acceso una sigaretta per calmare la mia agitazione ma malgrado avessi
abbassato il finestrino qualcosa è rimasto.
Mi scusai in mille modi cercando di
giustificarmi ma subito mi resi conto che mi stavo arrampicando sugli
specchi. - Basta, non ti voglio più sentir fiatare. - mi disse
Madame con voce decisa – Portami in via xxxxx al numero xx. -