Prima volta da Mistress Ingrid a Brescia 2° parte
Quanta fretta!
Fa piacere che in parecchi mi abbiano chiesto di pubblicare la seconda parte, segno che sempre più persone apprezzano la franchezza di taluni che mettono passione nel raccontare le loro sessioni.
M.I.
Colpi ne ricevetti parecchi, penso
alcune decine sempre più forti come intensità, gli ultimi poi, dati
con uno strumento che poi capii che era fatto in gomma dura, mi
lasciarono delle belle impronte sulle natiche. Una situazione però
non cambiava, la mia erezione, anche con i colpi più forti il mio
cazzo non si era afflosciato, anzi.
La Padrona notandolo mi disse: “a te
le chiappe arrossate eccitano, bene”.
Mi sganciò i bracciali, mi rimisi in
piedi e con uno spintone la Padrona mi spinse davanti allo specchio
per far si che potessi vedere il mio culo tutto arrossato.
“Bello” aggiunse Lei chiedendomi:
“Ti piace”? “Si” risposi io.
La Padrona tolto il frustino con un
gesto rapido dagli stivali mi assestò un colpo secco dove ero più
arrossato e di nuovo con tono autoritario “Si Padrona devi
rispondere”.
Anche questo gesto a posteriori mi fece
capire che ero ai cospetti di una vera Dominatrice, una che sapeva il
fatto suo e che aveva sempre tutto sotto controllo. Ciò per quanto
mi riguarda rassicura.
La Padrona si sedette sul suo trono e
mi ordinò di rimettere la panca in un angolo e mi richiamò ai suoi
piedi. “Allora Flavio” mi disse, “ho notato come guardavi
l'argano delle sospensioni, lo sai che non è per tutti”?
Io sorpreso da una tale frase pensavo
che per tale attrezzo dovessi pagare un sovrapprezzo, e ingenuamente
dalla mia bocca uscirono le parole “Padrona, mi vergogno ma non
posso, non posso spendere altri soldi” Stavo per aggiungere come
per giustificarmi: “Magari la prossima volta” ma la Padrone mi
interruppe bruscamente dicendomi: “Ma cosa hai capito? Pensi che
essere appeso sia una questione di prezzo? Pensi che pagando io
appenda tutti quelli che me lo chiedono?”
Non sapevo cosa rispondere, mi sentivo
un coglione, ero in confusione totale.
Di scatto La Padrona scese dal trono e
ordinandomi di seguirla ci avvicinammo all'argano, si voltò verso di
me e mi disse:
“Apri bene le orecchie e collega il
cervello: un conto è eccitarsi sognando di essere sospesi un' altro
è essere sospesi nella realtà, sorretti solo dalle proprie braccia
o se messi a testa in giù dalle gambe”
Ancora non capivo e forse detti anche
quell'impressione, la Padrona abbassò le funi dell'argano dove c'era
appeso un grosso doppio tubo in acciaio e mi ordinò: “Appenditi
con le mani e sollevati da terra, almeno cinque volte” “MUOVITI”
due passi e afferrato il doppio tubo mi sollevai da terra tirando i
muscoli delle braccia, “Conta” mi disse la Padrona.
Uno, due, tre, quattro, cinque. Mi
ricordai di certi addestramenti del mio passato da paracadutista.
“Molto bene” mi disse la Padrona,
“deduco da ciò che ho visto che non mi hai raccontato balle”
A quel punto la Padrona si avvicinò ad
una rastrelliera dove erano appesi numerosi bracciali, ne prese due
molto particolari e mi ordinò di togliere quelli che indossavo e di
sostituirli con quelli.
Li misi ai polsi e la Padrona in
maniera scrupolosa controllò che fossero allacciati correttamente.
Fece scendere la fune dell'argano e mi
agganciò le braccia alla doppia barra d'acciaio.
Buttai lo sguardo allo specchio che
avevo dinanzi e quasi non credetti che la figura che vedevo ero io,
mi sembrava di vedere un film sadomaso dove io ero la vittima
sacrificale, stavo vivendo un sogno quando sentii secca la voce della
Padrona: “pronto?” risposi “si” e immediatamente un'altro
colpo di frustino alle natiche fece correggere la mia risposta in “si
Padrona”.
Vidi allo specchio la Padrona che presa
una pulsantiera mise in moto l'argano, sentivo il mio corpo
lentamente sollevarsi da terra fino al punto che i miei piedi non
toccavano più terra. Una sensazione meravigliosa. A quel punto la
Padrona prese un moschettone e mi agganciò le cavigliere di cuoio in
modo che le mie gambe rimanessero in posizione retta. “Flavio,
tutto bene?” mi chiese la Padrona e alla mia risposta positiva
seguì un “iniziamo”.
La Padrona prese un gomitolo di cordino
bianco e iniziò a praticarmi un bondage ai testicoli e al cazzo. Non
ci volle molto e potei fissare il particolare della mia immagine
appeso con il cazzo divenuto quasi viola per la legatura. Un
eccitazione mai provata, sublimata dal viso soddisfatto della
Padrona per la situazione che aveva creato. Mi pareva un eternità
che fossi appeso e francamente le mie braccia iniziavano a risentire
del peso del mio corpo, la forza di gravità in quella posizione si
fa sentire e sembra che il peso del proprio corpo aumenti man mano
che il tempo passa.
Probabilmente, anzi sicuramente la
Padrona si era resa conto del mio disagio fisico fatto sta che mi
fece scendere calandomi fino ad appoggiare i piedi a terra e dando
riposo alle mie braccia.
“Cerca di rilassare le braccia” mi
disse la Padrona.
Penso di essere rimasto appeso per una
decina di minuti e mentre rilassavo le braccia mi tornarono in mente
le parole della Padrona: “Pensi che pagando io appenda tutti quelli
che me lo chiedono?”
Sinceramente ora posso anch'io
affermarlo “Essere appeso non è cosa da tutti, non è una frescata
da provare a cuor leggero”. Quando abbassai le braccia per
sganciare le polsiere mi pareva di aver appena scaricato un TIR,
sentivo i muscoli che pulsavano in una maniera incredibile.
Prendendo una forbice la Padrona mi
tagliò il cordino che teneva legato il mio cazzo e i miei testicoli
e la mia erezione che fino a quel momento era rimasta tale tornando
libera la circolazione del sangue intensificò il mio piacere.
Per farmi riprendere le forze la
Padrona mi fece inginocchiare davanti a Lei seduta sul suo trono, mi
fece sfilare prima uno poi l'altro stivale e mi ordinò di
massaggiargli i piedi, cercai di essere nei movimenti il più
delicato e sicuro possibile, provavo un grosso piacere, ma le mie
braccia parevano diventate di pastafrolla, l'effetto della
sospensione mi disse la Padrona.
La Padrona mi concesse di masturbarmi
e allora continuai con la lingua ad accarezzargli i piedi
(stupendi), sentivo che stavo per venire e intuendo il mio stato la
Padrona mi concesse il piacere di avere l'orgasmo venendo sui suoi
stivali, furono attimi di vera estasi, mi sentii prosciugato sia
dalle forze che dalle emozioni per l'esperienza che avevo appena
vissuto.
Il dolore per lo sforzo innaturale
delle sospensioni mi rimase per alcuni giorni e quando mi sparì del
tutto il ricordo della situazione vissuta sembrava un sogno, un sogno
che però con un poco di buona volontà ed organizzazione ero
riuscito ad esaudire, cosa che fino a prima della mia trasferta a
Brescia sembrava insormontabile.