Lezione di danza

Ho ricevuto un bel complimento. Dopo una lunga fustigazione in cui la mia più che volenterosa vittima ha avuto modo di osservarmi bene, riflessa nello specchio che aveva di fronte a sé, mi è stato detto che “vedermi usare la frusta è quasi come vedermi danzare”.
Naturalmente ho capito subito cosa significassero quelle parole, ma la cosa può non essere altrettanto evidente per chi non ha mai visto qualcosa del genere. Vediamo quindi di spiegarci.

Presumo che sappiate che non esiste un solo tipo di frusta: ce ne sono decine tutti differenti l’uno dall’altro – sia per l’aspetto che per le sensazioni che provocano, ma anche per il modo in cui si usano. Qui sarà il caso di dire che, almeno nel mio studio, la funzione delle fruste non è solo infliggere dolore.
È chiaro che quegli strumenti siano nati proprio per quello scopo, ma limitarsi a usarli per fare male sarebbe davvero una grave mancanza di fantasia e di abilità. Non che sia difficile: quando una frusta schiocca è perché la sua estremità ha superato la barriera del suono, che è ben oltre i mille chilometri all’ora – e per leggera che sia, una cosa che ti colpisce a quella velocità fa inevitabilmente molto male.

Ottenere semplicemente molto dolore non richiede quindi particolare capacità. Imparare il movimento corretto per colpire senza poi centrarsi da sole sul ritorno della frusta è una cosa che si impara in pochi giorni, dopodiché è solo questione di fare pratica. Nell’arco di poco tempo e con uno strumento abbastanza lungo e ben costruito si può arrivare a spezzare un mattone con un colpo… quindi immaginatevi in che condizioni è possibile ridurre un corpo umano.
L’obiettivo di una Dominatrice responsabile è invece un altro: calibrare i colpi per ottenere una stimolazione precisa del corpo dello schiavo. Nel punto desiderato, con la forza desiderata, per provocare la reazione desiderata. In un certo senso si tratta di imparare ad accarezzare attraverso la frusta.

Naturalmente la differenza è che si tratta di carezze molto più profonde e brucianti di quanto si possa fare con le mani, e qui sta il bello. Una mano non può accarezzare in un unico gesto l’intero arco della schiena che va da una spalla a fin sotto le natiche; Con le mani non si può dare la sensazione di essere travolti da un fiume di lava incandescente; Una mano non lascia segni altrettanto delicati, che assomigliano a una calligrafia sulla pelle.
In compenso sapendo usare bene una frusta si può fare tutto questo… ma anche tutto ciò che di dolce sanno fare le dita. Si può sfiorare, provocare brividi, coccolare, avvolgere, stringere, picchiettare, graffiare, punire e premiare. Gli strumenti aiutano, è ovvio. Ci sono quelli ruvidi e rigidi, quelli più morbidi e sensuali, quelli che si abbattono morbidamente sulla pelle e trasmettono una piacevole onda d’urto nel profondo dei muscoli e delle ossa, e quelli che colpiscono con la precisione chirurgica di una lama. Ma forse è meglio che vi faccia un esempio.

Nell’incontro di cui parlavo all’inizio ho usato per cominciare un flogger di crine di cavallo. È estremamente leggero e fa quasi il solletico: lo uso per abituare il corpo del mio schiavo all’idea di essere colpito, ma nasconde una sorpresa. Il crine è per natura molto ruvido, e ogni passaggio equivale a una lieve, diffusa abrasione.
Non è nulla di profondo, tanto che servono molti colpi di una certa forza anche solo per provocare un po’ di arrossamento… ma presto la parte colpita comincia a scaldarsi, e la circolazione a riattivarsi. Ciò significa che la pelle diventa sia più sensibile che più elastica, quindi pronta a giochi un po’ più intensi.

Dopo essermi divertita un po’ a far danzare questo strumento sulla schiena e sulle natiche del mio amico sono passata quindi a un altro flogger, questa volta con lacinie di morbida pelle scamosciata. La sensazione che provoca è simile a quella di un massaggio profondo, praticamente indolore.
Dal mio punto di vista è un’ottima progressione perché è relativamente pesante da manovrare, quindi mi permette di scaldare i muscoli del braccio, del polso e della spalla in maniera soft. Dal punto di vista di chi lo riceve, invece, è una benedizione perché la reazione naturale dell’organismo a colpi del genere è di predisporsi alla produzione di endorfine – dei neurotrasmettitori di cui parliamo dopo.

Terzo strumento. La pelle non ha ancora alcun segno a parte un diffuso rossore che sparirebbe in pochi minuti… se non avessi in serbo qualcosa di nuovo. È la volta di un gatto a nove code: a essere precisi del “gatto” che è stato realizzato su misura per me da uno dei migliori artigiani specializzati d’Europa.
La sua impugnatura in cuoio è leggermente flessibile e perfettamente bilanciata da un’anima composta da pallini di piombo di vari diametri – non molti, ma quanto serve per far sì che ogni movimento abbia una gradevole inerzia. Le code sono invece composte di cuoio finissimo intrecciato molto strettamente, e terminano con piccoli nodi studiati apposta per non avere spigoli taglienti.

Il commento sulla “danza” si riferiva anche a questa parte del gioco. Per via del peso dell’oggetto i movimenti devono essere morbidi e ampi, altrimenti rischierei di farmi male al polso. Chiaro che i movimenti non possono limitarsi al solo braccio, quindi li accompagno con gran parte del corpo.
L’effetto assomiglia un po’ alla ginnastica ritmica o alla danza classica: grandi archi aggraziati accompagnati ogni volta dal rumore splendido delle code che colpiscono la pelle. Assomiglia quasi a uno scroscio d’acqua, o almeno è quel che mi ricorda.

La sensazione di potere e di puro piacere fisico di quei gesti è indescrivibile. Potrei continuare per ore – e infatti a volte lo faccio – modulando colpi più forti con vere e proprie carezze di cuoio, tracciando nell’aria stretti “otto” che colpiscono più volte in un solo movimento e grandi cerchi che lasciano un po’ più respiro… e fanno fremere nell’attesa dell’impatto successivo.
Passo la frusta da una mano all’altra, lascio che il mio corpo si scaldi quanto la pelle del mio bersaglio e divento sempre più sicura, ipnotizzante per me e per lui. Tutto avviene con una tale gradualità che anche quando abbatto il braccio con tutta la mia forza la cosa non è solo violenta, ma anche violentemente sensuale.

Frustare è faticoso, ve lo assicuro. L’unico modo per non uscirne più stravolta di chi mi sta sotto è lasciare che i movimenti siano fluidi, integrati con la mia respirazione e con quella del mio compagno di giochi. I respiri, il battito dei cuori, i suoi mugolii e il rumore delle lacinie, i fruscii del mio abbigliamento e tutto il resto divengono un concerto preciso e bellissimo, difficile da descrivere.
Vedo la sua pelle prendere colore, vedo i segni incrociarsi e dipingere tracciati che scompaiono in pochi secondi, pronti per essere dipinti di nuovo, vedo i muscoli gonfiarsi e tendersi contro le corde o gli altri strumenti che imprigionano il corpo… L’unica cosa che manca – a meno che l’obiettivo non sia quello di essere veramente crudele – è la sofferenza.

Mi spiego meglio. Naturalmente il dolore c’è, eccome. Ma la stimolazione è stata talmente graduale che il corpo ha cominciato a produrre spontaneamente una serie di sostanze chimiche che rendono l’esperienza estremamente piacevole – una vera e propria estasi. Si tratta delle endorfine: se avete mai fatto sport seriamente avrete provato anche voi quella sensazione fantastica che prende quando si va oltre il proprio limite di sforzo… sembra di morire, e invece all’improvviso si sta bene come mai prima.
Con certi giochi la cosa è la stessa, solo che invece di massacrarsi di fatica in palestra le sensazioni si vivono in un ambito molto più piacevole ed eccitante. La cosa che mi piace di più è vedere il momento preciso in cui queste sostanze entrano in circolo: vedo il corpo che improvvisamente si rilassa, i fremiti di piacere, l’abbandono di ogni resistenza, l’istinto di andare a cercare nuovi colpi e nuove sensazioni che saranno senz’altro piacevoli… una sensazione bellissima tanto per chi sta subendo le mie attenzioni quanto per me, vi assicuro.

Poi a volte, come nel caso di cui stiamo parlando, arriva il punto in cui metto giù il gatto a nove code e scelgo di portare il gioco a un livello ancora più intenso.
Adesso però mi è venuta proprio voglia di riprovare le sensazioni di cui stavo scrivendo, quindi andrò a farmi un giro nella Camera Rossa, dove mi sta aspettando uno dei miei schiavi personali. Voi, intanto, soffrite un po’ per me. So che vi piace…

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