Sadica, sadiana e BDSM

L’argomento di oggi è la letteratura, perché durante la mia piccola vacanza si è ripetuto in due diverse occasioni un equivoco che sarebbe anche il caso di chiarire. Senza entrare nei dettagli, il punto è che ci sono ancora tante persone che fanno una gran confusione fra sadico, sadiano e BDSM. Poiché spesso le reazioni più negative nei confronti di chi condivide il nostro splendido hobby sono provocate proprio da questa confusione, è arrivato il momento di cancellare ogni dubbio.
Fate attenzione, perché oltre a essere una lezione interessante di per sé, è ottima per fare bella figura in società e dimostrare di avere una cultura superiore.

Partiamo dalla cosa più semplice. Un sadico (o meglio: una sadica…) è una persona che trova piacevole infliggere sofferenza ad altri. Se volete un esempio basta guardare me: sono senza dubbio alcuno sadica. Se però avete fatto lo sforzo di leggere questo blog e il contenuto del resto del mio sito vi sarete accorti che non sono né una pazza fuori di testa, né una persona violenta, né crudele. Anzi: il mio piacere sta soprattutto nel guidare il piacere di chi gioca con me… anche se a volte i metodi possono essere un po’ particolari.
Per correttezza bisogna dire che non tutti i sadici sono uguali. In effetti, in psichiatria questo vocabolo indica una vera e propria malattia, in cui il soggetto non riesce a controllare l’impulso di fare male al prossimo. E non stiamo parlando di piacevoli giochi erotici, ma di massacri veri e propri.

Di solito quel tipo di sadici si trova soprattutto fra governanti, generali e figure di potere varie. D’altra parte fateci caso: chi altro, se non un pazzo furioso, può sacrificare la sua intera vita nella lotta all’ultimo sangue necessaria per raggiungere quel tipo di posizione? Ma ironia a parte vi sarete resi conto che c’è un problema: mica si può usare la stessa parola per descrivere una graziosa Signora come me e un serial killer, vi pare?
Per questo motivo intorno agli anni ’80 in America è stata creata la sigla BDSM (che significa “Bondage, Dominazione, Sadismo e Masochismo”, per chi non lo sapesse). Questo vocabolo indica tutte quelle piacevoli attività che ci piacciono tanto, e si è diffuso proprio per non fare confusione con i casi psichiatrici. Anche se non tutti i dizionari l’hanno già adottato, in generale si può dire che un “sadico” (o un “masochista”) sono delle persone con un problema da curare, mentre un “Dominante BDSM” o un “sottomesso BDSM” sono semplicemente persone tranquille che amano passare il tempo in maniera più divertente che stare a guardare la televisione.

Rimane a questo punto il vocabolo sadiano, che vuole proprio dire “collegato a De Sade, ai suoi scritti e alla sua filosofia”. Il motivo per cui l’ho tirato in ballo è che mi è successo diverse volte che alla parola “sadica” non si rispondesse già con la malattia mentale, ma con un riferimento a ciò che si trova descritto nelle 120 Giornate di Sodoma, in Justine o La Filosofia nel Budoir.
Se non avete mai letto quei libri fatelo, perché sono molto interessanti. Tuttavia scoprirete anche che sono estremamente pesanti e piuttosto disgustosi, perché vi vengono descritti in maniera molto cruda veri e propri omicidi efferatissimi. Allo stesso modo, nei film e nelle altre opere ispirate a De Sade (per esempio: il film Salò di Pasolini) la violenza si spreca, e naturalmente è una cosa orripilante. È quindi inevitabile che se qualcuno associa i miei interessi a quelle storie di occhi cavati e gente avvelenata e squartata possa poi guardarmi con preoccupazione o vera e propria paura.

Mi sembra ovvio che chi fa BDSM (come me) non abbia niente a che fare con De Sade. Però potrebbe esservi utile sapere come rispondo a chi fa questo errore. Siete autorizzati a riutilizzare le mie stesse parole, se volete. Quel che dico è: “Calma. Non facciamo confusione: io faccio BDSM, mentre De Sade faceva filosofia e satira”.
Arrivati a questo punto di solito l’interlocutore strabuzza gli occhi e urla: “Satiraaaaaa?!? Ma quello parlava di bambine fatte a pezzi…” E qui viene il bello. Sentite. “Certo. De Sade descriveva delle cose orribili proprio per fare in modo che la gente avesse lo stesso tipo di reazione che hai tu in questo momento. Se avessi letto davvero ciò che ha scritto e avessi considerato in che periodo storico l’ha fatto, ti saresti accorto che la sua era proprio satira tanto quanto lo è oggi il blog di Beppe Grillo.”

Date qualche secondo al vostro conoscente per riprendere fiato e continuate. “Il fatto è che nella Francia del suo tempo i ricchi, il clero e i nobili spadroneggiavano sulla popolazione, che già aveva i suoi bei problemi a sopravvivere. Le classi superiori erano così ignoranti e crudeli che consideravano il popolo alla stregua di bestie, e a una persona colta come De Sade questo non andava affatto bene. Siccome se si fosse ribellato esplicitamente a questa situazione gli avrebbero probabilmente tagliato subito la testa per farlo star zitto ed evitare che accelerasse i tempi della rivoluzione, decise di parlare attraverso la sua arte”.
“Il meccanismo delle sue storie è sempre lo stesso. Prima spiega che con l’ubbidienza alle istituzioni e alla chiesa si vive nel migliore dei modi, poi mostra come chi segue questi precetti rimane regolarmente fregato dalla cattiveria di chi invece non si fa alcun problema morale. Naturalmente questi discorsi li facevano anche tanti commediografi, scrittori e così via, ma lui inventò un sistema tutto suo: aggiunse il sesso. In pratica nelle sue storie comincia a descrivere le malvagità dei potenti come atti erotici, e all’inizio sono abbastanza soft da risultare eccitanti…”

Arrivati a questo punto vedrete che avrete tutta l’attenzione del pubblico, quindi potete rilassarvi. Continuate pure. “…Solo che col procedere delle vicende le crudeltà inflitte diventano sempre di più e sempre peggiori, ma sono sempre descritte come cose eccitanti. Quel che succede è che chi legge prima si eccita, poi rimane disgustato sia da ciò che vede, sia dal fatto di essersi eccitato per delle immoralità tremende. Il principio è che dopo avere letto De Sade uno dovrebbe capire che, se da una parte non c’è motivo di chinare la testa davanti ai prepotenti, dall’altro il potere e la crudeltà hanno un fascino perverso che bisogna sapere controllare”.
Se volete lasciare la gente a bocca aperta potete concludere spiegando che per colpa di questi suoi scritti il povero De Sade ha passato la vita in prigione, dove le persone che aveva criticato speravano morisse nel peggiore dei modi. Potete fare notare che cosa tremenda sia la censura; quanto sia importante non fermarsi alle apparenze ma fare lo sforzo di comprendere ciò che si ha di fronte; evitare di fare di tutta l’erba un fascio.

Insomma, alla fine il risultato è questo: mi piace fare BDSM ma non sono sadica, per lo meno nel senso clinico del termine. In compenso sono decisamente molto sadiana, visto il godimento che provo nello scuotere le fondamenta dei preconcetti della gente e farle crollare miseramente.
Provateci anche voi: vedrete che è una cosa di grande soddisfazione.

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