Impegni... segreti
Questo nuovo post arriva con un certo ritardo rispetto alla mia solita media. Il motivo è stato il sovrapporsi di diversi impegni molto… impegnativi, che mi hanno assorbita completamente. Oggi desidero parlarvi in particolare di Secret, una festa fetish che si è tenuta a Milano venerdì 5 e alla quale ho partecipato con grande piacere.
È probabile che ne abbiate sentito parlare, perché è stata molto pubblicizzata ed è finita un po’ dappertutto, compreso il serissimo Corriere della Sera. E come mai tanto interesse da parte dei mass media? Semplice: è stata la prima festa italiana di questo genere in senso assoluto e la prima a presentarsi in maniera rispettabile. Fatemi spiegare.
Partiamo dal secondo punto. Il gravissimo difetto di quasi tutti gli eventi BDSM e fetish che vengono organizzati nel nostro paese è di rivolgersi al pubblico degli appassionati più convinti. Le pubblicità girano su Internet o si diffondono per passaparola, e naturalmente parlano la lingua di chi frequenta questi incontri: termini a cui noi possiamo essere abituati ma che al grande pubblico sembrano un gergo misterioso, immagini per noi stuzzicanti ma che a un novizio di queste cose appaiono spaventose, programmi che fanno immaginare atmosfere da Sodoma & Gomorra. Con delle premesse simili vi pare strano che una persona “normale” se ne tenga ben lontana?
Secret ha avuto il pregio di essere invece presentato con un linguaggio comprensibile anche a chi di fetish non aveva mai sentito parlare. Con una forma molto elegante, un po’ provocante ma non troppo, e degli slogan che erano innanzitutto tranquillizzanti. I volantini che la promuovevano li ho visti in negozi del tutto normali, come alcune boutique di lingerie elegante o negozi d’abbigliamento giovane. Logico quindi che abbiano attratto anche tante nuove leve, che infatti alla festa rappresentavano una buona metà delle presenze.
Poi, e anche questa è una cosa molto importante, il termine “festa fetish” è stato usato in maniera corretta. Di solito con questa definizione in Italia si intendono normali serate da discoteca in cui le cubiste hanno un vestitino di Pvc e una frusta in mano… ma qui sono stati invece adottati i criteri usati in tutto il resto del mondo.
Primo fra tutti: non si entrava senza dresscode (cioè un abbigliamento in tono con la serata) neanche se si piangeva in cinese. Ho visto scacciare ragazze bellissime ma abbigliate da discoteca… Un comportamento correttissimo che però in tutti gli altri casi che ho potuto vedere non era mai stato adottato. Sapeste a quante “feste fetish” sono andata solo per tornare indietro una volta che vedevo il qualunquismo con cui gli organizzatori facevano entrare chiunque!
Altre scelte controcorrente sono state mettere una musica d’atmosfera ma non da ballo, che ha invogliato i partecipanti a conoscersi e parlare fra loro anziché rimanere ognuno per sé. Io per esempio ho approfittato dell’occasione per scambiare qualche parola con parecchi miei fan (grazie, a proposito…) e molti nuovi amici e amiche. E quando parlo di “parecchi” lo intendo davvero. Secondo quel che mi ha detto uno dei gestori del bel locale in cui si è svolta la festa, le presenze erano poco meno di 300: un numero immenso di persone per gli standard italiani, dove normalmente gli abiti in latex si contano sulle dita di una mano!
Altri particolari interessanti: c’era la possibilità di farsi fotografare da alcuni professionisti, ma solo in una saletta apposita. Altrove non c’è stato il minimo problema di privacy.
Ci sono state delle performance, che però non sono state invadenti e non hanno sconvolto lo svolgimento delle cose. C’era la possibilità di fare giochi BDSM ma non era la cosa prevalente… insomma, una “normale” festa fetish!
Che cosa strana avere dovuto aspettare il 2007 per vivere nel proprio paese qualcosa che in tutto il resto del mondo è normale da almeno 15 anni… Ma sono comunque molto soddisfatta, perché oltre a essermi divertita ho potuto constatare che piano piano anche l’Italia sta procedendo verso un modo di vivere l’erotismo alternativo in maniera più serena. Ora speriamo solo che si continui su questa strada…
Io di sicuro ho continuato a percorrerla due giorni dopo, partecipando come ogni mese al Sadistique. Benché l’organizzazione fosse la stessa, l’atmosfera lì è stata molto diversa. BDSM duro, intenso, che sinceramente nemmeno io considero adatto a tutti. Certo, credo che visitare un incontro del genere possa essere per chiunque un’esperienza interessante, ma diciamo che non ci porterei la fidanzatina appena conosciuta.
In compenso a Sadistique c’erano diverse persone che avevano tastato l’acqua dell’erotismo più intenso proprio a Secret, quindi mi viene naturale pensare che nel complesso il fetish possa essere una buona porta d’ingresso verso pratiche più estreme. Anche nel mio studio, d’altra parte, molti amici che vengono inizialmente a trovarmi per pratiche relative soprattutto ai miei piedi e le mie scarpe si lasciano poi tentare anche da altri tipi di giochi.
Come diceva Marylin Monroe, i diamanti sono da sempre i migliori amici di una donna. Ma anche un paio di tacchi a spillo o un abito fetish riescono a toccarle il cuore come non potreste nemmeno immaginare…
È probabile che ne abbiate sentito parlare, perché è stata molto pubblicizzata ed è finita un po’ dappertutto, compreso il serissimo Corriere della Sera. E come mai tanto interesse da parte dei mass media? Semplice: è stata la prima festa italiana di questo genere in senso assoluto e la prima a presentarsi in maniera rispettabile. Fatemi spiegare.
Partiamo dal secondo punto. Il gravissimo difetto di quasi tutti gli eventi BDSM e fetish che vengono organizzati nel nostro paese è di rivolgersi al pubblico degli appassionati più convinti. Le pubblicità girano su Internet o si diffondono per passaparola, e naturalmente parlano la lingua di chi frequenta questi incontri: termini a cui noi possiamo essere abituati ma che al grande pubblico sembrano un gergo misterioso, immagini per noi stuzzicanti ma che a un novizio di queste cose appaiono spaventose, programmi che fanno immaginare atmosfere da Sodoma & Gomorra. Con delle premesse simili vi pare strano che una persona “normale” se ne tenga ben lontana?
Secret ha avuto il pregio di essere invece presentato con un linguaggio comprensibile anche a chi di fetish non aveva mai sentito parlare. Con una forma molto elegante, un po’ provocante ma non troppo, e degli slogan che erano innanzitutto tranquillizzanti. I volantini che la promuovevano li ho visti in negozi del tutto normali, come alcune boutique di lingerie elegante o negozi d’abbigliamento giovane. Logico quindi che abbiano attratto anche tante nuove leve, che infatti alla festa rappresentavano una buona metà delle presenze.
Poi, e anche questa è una cosa molto importante, il termine “festa fetish” è stato usato in maniera corretta. Di solito con questa definizione in Italia si intendono normali serate da discoteca in cui le cubiste hanno un vestitino di Pvc e una frusta in mano… ma qui sono stati invece adottati i criteri usati in tutto il resto del mondo.
Primo fra tutti: non si entrava senza dresscode (cioè un abbigliamento in tono con la serata) neanche se si piangeva in cinese. Ho visto scacciare ragazze bellissime ma abbigliate da discoteca… Un comportamento correttissimo che però in tutti gli altri casi che ho potuto vedere non era mai stato adottato. Sapeste a quante “feste fetish” sono andata solo per tornare indietro una volta che vedevo il qualunquismo con cui gli organizzatori facevano entrare chiunque!
Altre scelte controcorrente sono state mettere una musica d’atmosfera ma non da ballo, che ha invogliato i partecipanti a conoscersi e parlare fra loro anziché rimanere ognuno per sé. Io per esempio ho approfittato dell’occasione per scambiare qualche parola con parecchi miei fan (grazie, a proposito…) e molti nuovi amici e amiche. E quando parlo di “parecchi” lo intendo davvero. Secondo quel che mi ha detto uno dei gestori del bel locale in cui si è svolta la festa, le presenze erano poco meno di 300: un numero immenso di persone per gli standard italiani, dove normalmente gli abiti in latex si contano sulle dita di una mano!
Altri particolari interessanti: c’era la possibilità di farsi fotografare da alcuni professionisti, ma solo in una saletta apposita. Altrove non c’è stato il minimo problema di privacy.
Ci sono state delle performance, che però non sono state invadenti e non hanno sconvolto lo svolgimento delle cose. C’era la possibilità di fare giochi BDSM ma non era la cosa prevalente… insomma, una “normale” festa fetish!
Che cosa strana avere dovuto aspettare il 2007 per vivere nel proprio paese qualcosa che in tutto il resto del mondo è normale da almeno 15 anni… Ma sono comunque molto soddisfatta, perché oltre a essermi divertita ho potuto constatare che piano piano anche l’Italia sta procedendo verso un modo di vivere l’erotismo alternativo in maniera più serena. Ora speriamo solo che si continui su questa strada…
Io di sicuro ho continuato a percorrerla due giorni dopo, partecipando come ogni mese al Sadistique. Benché l’organizzazione fosse la stessa, l’atmosfera lì è stata molto diversa. BDSM duro, intenso, che sinceramente nemmeno io considero adatto a tutti. Certo, credo che visitare un incontro del genere possa essere per chiunque un’esperienza interessante, ma diciamo che non ci porterei la fidanzatina appena conosciuta.
In compenso a Sadistique c’erano diverse persone che avevano tastato l’acqua dell’erotismo più intenso proprio a Secret, quindi mi viene naturale pensare che nel complesso il fetish possa essere una buona porta d’ingresso verso pratiche più estreme. Anche nel mio studio, d’altra parte, molti amici che vengono inizialmente a trovarmi per pratiche relative soprattutto ai miei piedi e le mie scarpe si lasciano poi tentare anche da altri tipi di giochi.
Come diceva Marylin Monroe, i diamanti sono da sempre i migliori amici di una donna. Ma anche un paio di tacchi a spillo o un abito fetish riescono a toccarle il cuore come non potreste nemmeno immaginare…