Gio e il suo primo fisting
"Un altra volta Gio, ancora
un crescendo di tortura e di piacere fusi in un solo racconto nel
quale traspare tutta la sua ricerca nel vivere e sublimare in maniera
totale la sua profonda sottomissione".
- Mistress
Ingrid aveva posizionato lo schiavo disponendolo sulla panca a pancia
in su, con le gambe piegate e trattenute verso il petto. Le gambe
erano tenute in quella posizione grazie ad alcune corde che ne
permettevano pochi movimenti, giusto il minimo per resistere a lungo
in quella posizione. Mistress Ingrid aveva pensato a quella posizione
per infliggere una nuova tortura allo schiavo infatti le palle, il
cazzo e lo sfintere erano completamente accessibili per realizzare
quanto desiderava. Dopo averlo legato in quella posizione, grazie a
del nastro adesivo aveva allargato le natiche a sufficienza per poter
accedere agevolmente allo sfintere, che a quel punto era leggermente
aperto e disponibile. Preso un frustino Mistress Ingrid inizia a
frustare lo schiavo colpendolo con precisione sull’ano grazie alla
parte di cuoio in punta al frustino. I primi colpi erano stati
inferti con poca forza, servivano per prendere bene la mira per
colpire dove voleva, ma una volta trovata la giusta dimensione del
movimento, ecco susseguirsi una serie di colpi decisi e ben
assestati. Lo schiavo gemeva sotto i colpi, era impreparato a subire
quella prova inoltre non poteva sapere che non era quella la tortura
che lo aspettava ma solo la fase preparatoria. Mistress Ingrid
infatti, dopo aver realizzato dei segni violacei sull’ano e sul
perineo, prese un gatto a nove code e mettendosi di fianco allo
schiavo iniziò a colpirlo sulle cosce, sulle palle e sul cazzo.
Anche in questo caso aveva iniziato piano per prendere la giusta
dimensione dei colpi, ma quando fu certa di colpire come e dove
voleva ecco che i colpi iniziarono a farsi più decisi. Lo schiavo
gemeva, sentiva la frusta assestarsi sullo scroto e sul cazzo, via
via sempre in modo più deciso, il dolore gli entrava nella carne ma
ugualmente sentiva crescere il piacere di Mistress Ingrid ed essere
sottomesso alla sua volontà lo riempiva di soddisfazione. Quando
soddisfatta del risultato ottenuto dai colpi inferti, dopo aver
ottenuto i segni necessari sulle cosce colpendole da entrambi i lati,
decise di cambiare lo strumento. Intenzione di Mistress Ingrid era
colpire le palle ed il cazzo per bene quindi con il frustino usato in
precedenza per lo sfintere, iniziò a colpire le palle ignorando i
gemiti dello schiavo, colpendo poi il cazzo e la cappella prendendo
bene la dimensione dei colpi. Voleva essere certa di ottenere il
massimo dolore possibile quindi scappellò il cazzo allo schiavo per
poterlo colpire con precisione in quella parte delicata. Si ripeté
molte volte in maniera che nulla potesse proteggere quella parte dai
propri colpi. Finalmente soddisfatta del risultato osservò i segni
viola coprire il cazzo, quindi Mistress Ingrid si dedicò ad una
parte diversa del corpo. L’aveva preparata in precedenza,
frustandola intensamente, ed ora era giunto il momento di usarla come
più le piaceva. Lo sfintere, rigato dai colpi ricevuti e tenuto
allargato dal nastro adesivo che ancora divaricava le natiche, ne
rendeva agevole l’ingresso. Mistress Ingrid con un paio di dita
della mano lubrificò per bene l’ano anche internamente per
preparare al meglio la penetrazione, quindi lo penetrò con un lungo
fallo. Appoggiò sullo sfintere la punta del fallo prescelto
facendolo entrare per qualche millimetro e poi tenendo il fallo in
quella posizione mise il proprio volto su quello dello schiavo per
goderne della sofferenza e quando ritenne essere giunto il momento
migliore, lo fece entrare bruscamente in un colpo solo e lo fece
arrivare fino in fondo al retto senza fermarsi alle sofferenze dello
schiavo. Mistress Ingrid cercava negli occhi dello schiavo la
sofferenza voluta, trovandola in abbondanza e come la soglia del
dolore si ripristinava ecco che nuovamente ripeteva la penetrazione
con movimento sempre più deciso. Una, due, tre, dieci volte prima di
esserne soddisfatta ed ogni volta che lo schiavo apriva la bocca alla
ricerca dell’aria gli sputava dentro. Giunto il momento di passare
ad un’altra dimensione, ad un diametro maggiore, Mistress Ingrid
ripeté l’operazione seguendo lo stesso schema, solamente con un
fallo dal diametro maggiore. Vedere lo schiavo gemere nell’essere
posseduto in quel modo la rendeva felice e quel giorno non si negò
nessuna soddisfazione, entrando ed uscendo dallo sfintere dello
schiavo innumerevoli volte. Quando le parve essere il momento
estrasse il fallo inserendo subito le dita della mano destra, tutte e
quattro, spingendo fino a far entrare anche le nocche della mano.
Con
movimenti decisi ruotava la mano dentro al corpo dello schiavo, la
ritraeva e la faceva rientrare gustandosi la pressione dei muscoli
dello sfintere che ancora opponevano inutilmente resistenza alla sua
volontà di entrare. Il pollice soltanto era rimasto all’esterno ma
le nocche della mano erano entrate nello schiavo, lo possedevano da
dentro mentre Mistress Ingrid ne osservava il volto piegato dalla
sottomissione. Muoveva le dita alla ricerca della prostata, la
sentiva ma ancora non la possedeva come desiderava, infatti ancora
non era stato raggiunto quanto voluto, un dito ancora mancava da far
entrare, quello più importante. La mano ruotava nello sfintere,
le nocche finalmente entravano ed uscivano agevolmente senza trovare
quella resistenza che fino a poco prima negavano a Mistress Ingrid di
possederlo completamente. Finalmente con le nocche della mano destra
saldamente dentro lo sfintere, piegò il pollice verso il palmo
entrando nello schiavo fino al polso. Da quella posizione Mistress
Ingrid poteva finalmente sentire la prostata dello schiavo tra le sue
dita, possederlo completamente e come desiderava, ascoltare i suoi
gemiti e giocare con le sue sensazioni. Estrasse la mano rimettendola
subito più volte, finalmente lo sfintere era aperto quanto voluto,
anche se già pensava che prossimamente lo avrebbe ulteriormente
allargato. La mano destra lo possedeva da dentro, ne stringeva
delicatamente la prostata mentre la mano sinistra iniziò a
masturbarlo lentamente fino a farne incolpevolmente uscire lo sperma
che cadde sui segni lasciati dalla frusta e sulla sua mano che poi
portò alla bocca dello schiavo per farla pulire dalla sua lingua.
Quindi estrasse la mano destra dal corpo dello schiavo in maniera
decisa lasciandolo senza respiro. Quel giorno lo
schiavo sperimentò un nuovo e maggiore livello di sottomissione ma
essere uno strumento di piacere per Mistress Ingrid era il massimo
per un essere indegno come lui sapeva essere.