La paura non ha confini

Quanto tempo è passato! Erano mesi che non riprendevo in mano il blog e fa un effetto strano ritrovarsi alla tastiera… o meglio a dettare al mio schiavo-segretario questo nuovo post.
Come dicevo l’ultima volta uno dei motivi di questa lunga pausa è stato dovuto a una serie di problemi tecnici che in realtà non sono ancora risolti del tutto, ma che non dovrebbero ormai dare più fastidio. L’altro è… la mancanza di tempo! Dall’ultima volta a oggi ho fatto in tempo ad andare negli Stati Uniti, curare la realizzazione di nuovi strumenti per lo studio, partecipare a diversi eventi, fare un interessantissimo tour della Germania, incontrare molte persone che meritano di essere raccontate anche qui… per non parlare dei normali impegni quotidiani di una Signora, fra cui cambiare parte della mia servitù fissa.

Vi prometto che, un po’ alla volta, racconterò tutte queste avventure grandi e piccole. Come accade sempre a chi sa tenere gli occhi aperti e il cervello in funzione, ogni esperienza è preziosa per imparare cose nuove e per ragionare su ciò che già si sapeva – e siccome sono molto generosa sarà un piacere condividere con tutti i miei lettori le mie conclusioni, che potrebbero essere molto utili anche per voi e per realizzare i vostri sogni.
Oggi però cominciamo con un ringraziamento a tutti i miei deliziosi fan, che hanno scritto o telefonato preoccupati come cuccioli sperduti a causa del mio “silenzio virtuale”. Non temete, piccini… Madame è sempre qui e, impegni permettendo, ha grande piacere a occuparsi delle vostre divertenti esigenze. Molto, molto piacere…

E ora vediamo un po’ dove eravamo rimasti. L’ultima volta stavo partendo per un viaggio oltreoceano. A convincermi sono stati i ripetuti inviti di un mio fan di cui (purtroppo! La mia vanità femminile vorrebbe tanto rivelarne il nome…) non posso dire altro, ma sin dall’inizio avevo previsto che si trattasse di un viaggio sia di piacere che di… beh, sempre piacere, ma nel senso di normale turismo.
In realtà visitare gli USA è stata anche l’occasione per vivere diverse esperienze legate alla dominazione e al modo in cui viene concepita dai nostri amici yankee. E credo che siano queste le cose che più vi interessano, vero?

La prima osservazione che posso fare è, naturalmente, sulle assurdità delle procedure di cosiddetto “antiterrorismo” che hanno trasformato l’ex Paese della Libertà in un luogo ancora splendido e interessantissimo, ma soffocato da un assurdo senso di allarme continuo che ha provocato aberrazioni orrende.
È chiaro che non ho niente contro la sicurezza in sé: nessuno vuole farsi male ed è giustissimo proteggersi… ma là si esagera. Mentre il cittadino medio mi è sembrato abbastanza tranquillo, anche se forse un po’ preoccupato dalle continue raccomandazioni “contro il pericolo di terroristi” che sono ancora più terrorizzanti degli estremisti veri, le autorità sono tutto un altro paio di maniche.

La cosa più evidente è come ogni forma di polizia abbia perso il controllo. Mentre ero lì ho letto e visto in televisione notizie sconvolgenti di abusi da parte di personaggi che spesso erano vere autorità, ma più spesso pagliacci scatenati. C’è stato un sorvegliante di biblioteche che ha abbattuto col taser uno studente che non mostrava il tesserino; Guardie giurate che hanno distrutto le macchine fotografiche dei turisti dicendo che secondo loro si trattava di gente che preparava attentati (perché fotografavano un palazzo? Mah!); Un uomo che è morto in custodia della polizia aeroportuale perché gli avevano requisito delle medicine essenziali… e l’elenco potrebbe continuare.
Anche la gente comune a volte è caduta nel panico. Ci credereste che a un certo punto una delle notizie più presenti in televisione riguardava una mamma di New York che è stata denunciata dai vicini… perché aveva fatto tornare il figlio di 10 anni a casa da solo con la metropolitana?

Sì, percorrere qualche isolato in metrò là è considerato un pericolo così incredibilmente tremendo che il dibattito sulla “colpevolezza” della signora – che poi è stata per fortuna ritenuta innocente, altrimenti sarebbe finita in prigione per abbandono di minori o qualche crimine del genere – è durato quasi due settimane. Chiaramente molti, fra cui il bambino stesso, erano esterrefatti: da quando in qua compiere normali azioni quotidiane deve ispirare tanto terrore?

Se vi racconto tutto questo è perché si tratta di un atteggiamento che ho riscontrato in parte anche qui in Italia, e mi ha colpita solo perché in America è molto più evidente. La gente ha paura di rischi che, nella maggior parte dei casi, esistono solo nella loro fantasia. E stanno lì perché a furia di ripetersi e sentirsi ripetere che bisogna spaventarsi di tutto, la paura è diventata vera.
Il problema è che tutto ciò non riguarda solo la dogana in aeroporto o il modo in cui vengono cresciuti i figli… dai e dai, questa paura di tutto è arrivata anche nel mondo del Bdsm.

La dimostrazione migliore è sfogliare la mia collezione di riviste sulla dominazione. Se prendo per esempio un numero di Club degli anni ’80, quando era la più venduta rivista su questi temi nel nostro paese, trovo foto, racconti e articoli che descrivono il “sadomaso” (all’epoca lo si chiamava ancora così) in termini molto chiari. Ci sono ruoli molto ben definiti: chi fa lo schiavo è uno schiavo. Non ha diritti, non ci si preoccupa delle sue sofferenze se non per goderne, spesso viene insultato, lo si sottopone a vere e proprie torture che a volte appaiono davvero un po’ grezze e brutali.
Ora prendiamo la stessa rivista, che nel frattempo ha cambiato nome, così come viene pubblicata nell’anno di grazia 2009. Il concetto ripetuto più spesso è quello di consensualità, di rapporto quasi paritario in cui lo schiavo sì sta in ginocchio, ma non bisogna dimenticarsi che è una parte importante del gioco tanto quanto la Padrona. Si parla molto di sicurezza, che è una cosa sacrosanta quanto la consensualità, così molto spazio viene dedicato a spiegare come si fa a non fare danni: come non lasciare segni, come curare eventuali problemi, come stare attenti a questo e a quello. Tutte le pratiche sono ben catalogate: ogni gioco ha il suo strumento ideale, ogni cosa va fatta secondo tutti i crismi…

Avete notato niente? Io sì. Innanzitutto l’eccitazione e la sensualità sono andate a farsi benedire. Chi mi conosce sa bene che non sono certo una crudele sanguinaria, ma della spontaneità e l’intensità del gioco è rimasto ben poco – almeno secondo questo modo di presentare le cose.
E c’è di più. Chi legge una cosa del genere comprensibilmente finisce col preoccuparsi a morte di problemi grandi e piccoli, di rischi più o meno probabili, di angosce di ogni genere. E scappa.

Scappa da tutte queste paure, si rintana nelle sue fantasie prive di ogni rischio, e rinuncia a realizzare quelle situazioni che magari sogna da una vita. Ma, naturalmente, sbaglia.
La dimostrazione migliore è che negli anni Ottanta, così come oggi, nessuno è mai morto per avere fatto un gioco Bdsm. Non c’erano mutilazioni, ferite, disgrazie o altro. Ma questo non accadeva per miracolo, ma semplicemente perché è nella natura delle cose che adulti sani di mente non vadano ad ammazzarsi a casaccio, anche senza bisogno di continue raccomandazioni. Vi assicuro che anche allora le Mistress sapevano bene cosa fare e dove fermarsi, e tutti sapevano distinguere perfettamente il momento del gioco, in cui si possono usare atteggiamenti anche molto duri, da quello della normale relazione. E nessuno si preoccupava di fare chissà quali danni psicologici.

Ora, è chiaro che sono la prima a conoscere l’importanza di principi come il famoso “Sano, Sicuro e Consensuale” oppure a studiare fin nei minimi dettagli come è meglio svolgere le varie pratiche e come usare i vari strumenti in tutta sicurezza. Non per niente chi viene a giocare con me lo fa perché sa di mettersi in ottime mani.
Tuttavia trovo scocciante, a volte, dovere passare tempo prezioso a rassicurare le persone che non stanno per suicidarsi, ma per vivere un’esperienza che può a volte essere dolorosa o estrema, ma anche del tutto innocua. Ed è tutta colpa di questo culto del terrore a tutti i costi, che si è insinuato in ogni parte delle nostre vite.

Sapete la verità? La vita è molto meno pericolosa di quel che si crede – purché si prendano naturalmente un minimo di accorgimenti a cui puoi arrivare qualunque persona di buon senso. Potete lasciar giocare vostro figlio all’aperto, potete prendere un aereo senza il panico che qualcuno lo faccia scoppiare, e potete anche godervi di tanto in tanto il gusto di lasciarvi dominare e maltrattare un po’ senza inutili paure.
Anche perché se no poi finite col comportarvi come certe persone che ho visto in un locale di New York. Ma di questo parliamo la prossima volta.

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