Seminari americani

Vi avevo promesso che avrei parlato della cosiddetta Scena di New York, cioè dell’insieme di chi condivide i nostri stessi gusti erotici e degli eventi che riuniscono queste persone. Tutti mi avevano detto che la città di New York (ricordavate tutti che NY è anche il nome dello stato, vero?) fosse cambiata molto da qualche decennio fa, quando era uno dei luoghi più entusiasmanti per chi pratica fetish, Bdsm e così via.
Una volta si trattava infatti di una specie di Babilonia in cui era possibile trovare ogni genere di “perversione”… se avete presente per esempio certi video e certe foto di Madonna negli anni ’80 potreste avere un’idea di cosa stia dicendo. Personalmente non ho mai avuto modo di frequentarla troppo: anni fa mi era capitato di accettare un paio di inviti a feste private o weekend fra appassionati, ma non ero mai entrata in contatto con l’ambiente dei club e delle varie associazioni dedicate alla dominazione.

Questa volta invece ho avuto un po’ di tempo anche per questo, e devo ammettere che il panorama che ho trovato è forse anche più deprimente di quel che mi aspettassi. Come tutti sanno infatti negli anni passati c’è stata una grande campagna moralizzatrice che ha costretto alla chiusura molti locali, studi e negozi, e che ha spinto tante persone a vivere i propri hobby strettamente in privato. Anche la paranoia di cui parlavo la volta scorsa ha influito molto sull’atmosfera generale della Scena.
Comunque, per farla breve ormai di club per chi ama l’erotismo “alternativo” ne sono rimasti ben pochi, che aprono solo poche sere alla settimana e che all’interno… sono rimasti quelli di una volta. Cioè molto spartani, bruttarelli e a dirla tutta piuttosto sporchi – solo che se dentro ci sono centinaia di persone in dresscode la cosa può essere anche accettabile, mentre quando gli ospiti sono molti meno di quanti se ne trovino alle feste italiane… beh, passa veramente la voglia di fermarsi a bere qualcosa.

Fatta questa non entusiasmante esperienza mi sono quindi rivolta a esplorare il mondo delle associazioni. Anche qui non è andata benissimo, perché la maggior parte di quelle di cui il mio schiavo-segretario aveva trovato i recapiti non organizzavano alcun incontro nei miei giorni di permanenza a Manhattan, oppure non rispondevano proprio (bella serietà!). In compenso la segreteria della più “antica” (ha aperto nel 1971) e seria di tutte è stata disponibilissima, così una sera ho provato l’emozione di partecipare a un seminario made in U.S.A. sulla fustigazione.
Ora, non so cosa vi aspettereste voi da un’occasione del genere. Io però sono una Signora, quindi sono andata all’appuntamento con un sobrio completino che a un’occhio malizioso avrebbe potuto ricordare la figura di una maestrina fetish (e voi non avete affatto occhi maliziosi, vero…?). Mi sono presentata con alcune delle mie fruste “da viaggio”, realizzate su misura da un paio di artigiani di fiducia, e con le migliori intenzioni di imparare qualcosa dai grandi saggi del settore.

Immaginatevi quindi la mia perplessità quando ho scoperto che l’indirizzo indicatomi corrispondeva a uno di quei vecchi magazzini che si vedono sempre nei film polizieschi… avete presente quelli dove si svolgono di solito le sparatorie finali? Un edificio prefabbricato di due piani: l’aula era al piano superiore, ci si arrivava con una scala esterna e non era altro che un angolo di un piano quasi completamente vuoto, a parte qualche cassa di chissà che e una ventina di sedie simili a quelle che si trovano nelle nostre scuole.
Sulle prime ho pensato che si trattasse di una scelta dovuta alla necessità di avere molto spazio per far schioccare le fruste senza doversi preoccupare di dar fastidio al vicinato col rumore… ma poi ho visto gli altri intervenuti e ho cominciato a farmi tutta un’altra idea.

Non vorrei darvi l’impressione di essere troppo snob. Uno degli aspetti più belli di esplorare le sensualità più particolari sta anche nello scoprire che il fascino non passa necessariamente dalla bellezza fisica: chi mi conosce sa benissimo che non sono proprio il tipo di donna che si lascia guidare dai pregiudizi. Tuttavia è anche vero che c’è un limite a tutto, e non c’è proprio modo di descrivere quel che ho trovato con parole più carine… la gente che c’era a quel seminario era davvero improponibile.
Tolte un paio di persone assolutamente normali, quasi tutti i presenti erano gravemente obesi (ma va beh, in America si tratta di un’emergenza sanitaria conclamata…) e soprattutto con pessime abitudini d’igiene e cura personale. Chi si lamenta della qualità del pubblico degli eventi italiani lì sarebbe scappato a gambe levate… e confesso di averci pensato seriamente pure io. Ma a quel punto ero troppo curiosa di vedere come sarebbe andata a finire.

Ve la faccio breve: è andata a finire che si è fatta moltissima teoria (utile, ma erano tutte nozioni che conoscevo già bene), nessuna pratica su bersagli vivi e ben poco esercizio in generale. Questo è dipeso da vari fattori. Il primo è che meno della metà dei presenti aveva pensato a portarsi dietro una frusta… ed è stato difficile trattenermi dal chiedere allora cosa fossero venuti a fare a un seminario sulle fruste, ma va be’.
Inoltre ho scoperto con mio grande stupore che l’idea di “seminario” del Tes, cioè dell’associazione in questione, è di impartire una serie di regole da seguire pedissequamente. Questo va naturalmente benissimo finché si parla di regole fondamentali quali l’Ssc o le norme di sicurezza… ma va decisamente meno bene quando si pretende di impormi ogni dettaglio del gioco.

Provate a rileggere fra i miei vecchi post, dove spiegavo tutte le raffinatezze di come amo usare le mie fruste. E poi figuratevi come mi sono sentita quando la coppia di ciccioni che teneva la lezione ha preteso di impormi sciocchezze tipo “eh no, i primi colpi li si dà da qui a lì; Non si deve superare più di tot colpi; Durante la fustigazione devi tenere il soggetto in questa e quell’altra posizione”… Roba da pazzi!
Naturalmente ho declinato l’invito e ho sopportato pazientemente che finisse il seminario, dopodiché ho chiesto a un paio di miei compagni di corso se gli incontri fossero sempre così dittatoriali.

Viene fuori che quello era un caso particolarmente esagerato, ma in generale sì. E il motivo è, ancora una volta, la paura radicata che qualche imbecille provochi dei danni durante un incontro di gioco, dica di avere imparato certe tecniche dall’associazione, e questa rischi pertanto di essere citata in giudizio dalla vittima. Si sa, negli Stati Uniti metà del tempo lo passano a mangiare porcherie, e l’altra metà a farsi causa l’uno con l’altro.
In ogni caso il risultato finale è un’autoghettizzazione inverosimile, che ha prodotto anche il tipo di associati che vi ho descritto prima. In buona sostanza, pare che nella maggior parte dei gruppi “pubblici” che si occupano di queste cose siano rimasti solo gli appassionati più irriducibili – oppure coloro che non hanno alcuna altra forma di vita sociale e quindi si sfogano così, con altri reietti come loro.

A questo punto si potrebbero tirare tante utili conclusioni su questa vicenda, ma lascio a voi questo compito. Io invece ora vado a farmi un meraviglioso bagno di schiuma e a mettere alla prova la capacità di massaggiatrice della mia nuova aspirante schiavetta, dopodiché credo proprio che farò un po’ di esercizio di fustigazione come lo intendo io… senza un copione fisso ma gustandomi ogni minima sfumatura di ciò che accade e delle reazioni di chi sta sotto. Certi discorsi fanno venire delle voglie…

Noi invece ci risentiamo tra qualche giorno con una parentesi che non ha niente a che fare con gli Stati Uniti, ma che ho proprio il sospetto potrà piacervi molto. Lo sapete che quando si parla di piaceri sono un’esperta...

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