Lezione di danza (parte II)

Vi sono mancata? Certo che sì, lo so.
Vi avevo lasciati proprio sul più bello del racconto del mio modo di usare le fruste… e so perfettamente che non avete pensato ad altro per tutti questi giorni. A volte so essere davvero crudele, vero?

Comunque adesso eccoci qui. Andate a rileggere il post precedente, perché si riprende proprio dal punto in cui mi ero interrotta – cioè a quando ho messo giù il gatto a nove code e ho scelto, fra le tante fruste appese alla mia parete, una “snake” nata appositamente per essere impiegata in ambienti relativamente piccoli.
Snake in inglese vuole dire “serpente” e per una buona ragione: questo tipo di strumenti sono lunghi, semplici, sottili e morbidi quanto una serpe… e possono mordere in maniera altrettanto bruciante. A me tuttavia piacciono per un altro motivo.

La snake di cui stiamo parlando è lunga circa un metro e venti, è rossa ed è stata realizzata intrecciando finemente lunghe strisce di pelle di canguro, che è la più resistente e adatta a lavorazioni di precisione. Descrivere la sensazione che si prova nell’accarezzarla credo sia impossibile, ma su una cosa potete stare sicuri: non assomiglia affatto a passare la mano su un intreccio.
Chi l’ha creata è stato così abile che sembra di toccare una superficie unica, quasi perfettamente liscia, che trattiene fra le sue spire una tale energia da farla quasi sembrare viva. Dico sul serio: basta ruotare leggermente il polso per vederla guizzare e agitarsi come la coda di un animale feroce, e non potete immaginare con quale piacere abbia passato ore e ore a domarla.

Ormai conosco perfettamente le sue reazioni a ogni tipo di movimento. Come è ovvio so usarla per colpire con precisione i miei bersagli, ma soprattutto so come fare in modo che mi ubbidisca proprio come se si trattasse di un prolungamento del mio braccio.
Visitando club e negozi specializzati nel BDSM ho visto diverse volte cosa accade quando persone inesperte cercano di maneggiare uno strumento simile: in pochi secondi si rendono conto di non averne affatto il controllo, dopodiché hanno due tipi di reazione. Se sono furbe appoggiano la frusta dove l’hanno trovata, mentre se non lo sono tentano lo stesso di lottare con la volontà delle spire di cuoio… e normalmente ne vengono sconfitte, spesso ritrovandosi la pelle segnata da una bella striscia rosso fuoco.

Il segreto, invece, è avere pazienza. Si tratta di evitare le forzature, conoscersi con lo strumento e piano piano sedurlo a seguire i propri desideri. Con la dolcezza si ottiene tutto, dicono, e in questo caso è proprio vero.
Dopo un po’ di tempo si apprendono tutte le caratteristiche della frusta, compresa la potenza che possono raggiungere i suoi colpi. Tanta, in effetti. Tanta, ma appena un poco meno di quanto potrebbe lacerare la pelle di uno schiavo.

È per questo che adoro la mia snake. Fischia nell’aria, avvolge il corpo del mio partner, mi permette di usarla con tutta la forza del braccio e della spalla… ma finché ne mantengo il controllo non può produrre veri danni, e posso quindi divertirmi a scatenarmi davvero. Non lo faccio sempre, è chiaro. Anzi, di solito mi trattengo molto e preferisco usare la sua lacinia per toccare con precisione millimetrica i punti in cui voglio far sentire tutta la mia attenzione… ma questa volta è stato diverso.
Sapevo che chi mi stava sotto non avrebbe avuto problemi a portare sulla pelle i miei segni per qualche giorno, conoscevo bene il suo amore per le sensazioni più intense, e quindi ho lasciato scorrere la mia energia vitale in ogni fibra della frusta, fin sulla punta e sul corpo del mio sottomesso. È stata un’esperienza inebriante per entrambi, vi assicuro.

Ci credete se vi dico che quando ho smesso lui ha avuto il coraggio e la forza di chiedermi di continuare? Io credo proprio di sì, a giudicare da quanto siete eccitati e da quanto il misto di paura e desiderio vi sta facendo fremere nel leggere le mie parole… pertanto non vi stupirà nemmeno sapere che ho accettato con piacere l’invito.
Nell’aria ormai rovente del mio studio ho avuto il piacere di impugnare uno strumento riservato alle occasioni speciali: la bullwhip.

Dire che è “come la snake, ma lunga tre metri” sarebbe corretto ma anche una eccessiva semplificazione. Questa frusta si può paragonare a una Rolls Royce, elegante, potente e perfetta in ogni suo particolare.
La fisica insegna che più uno strumento è lungo, più la sua estremità si muove velocemente. Ciò significa che si tratta di una frusta potenzialmente devastante, che moltiplica le difficoltà di controllo di cui parlavo prima ma anche le possibilità di donare sensazioni affascinantissime. Il semplice gesto di farla schioccare nell’aria sembra fermare il tempo nella stanza, esaltando ogni cosa: dal suono dei nostri respiri al pulsare del sangue nelle vene… è quell’emozione indescrivibile che si prova un attimo prima di saltare col bungee jumping, la certezza che dopo nulla sarà più lo stesso.

E’ superfluo dire che le bullwhip più di ogni altra frusta non si usano senza criterio. Qui la questione è anzi di massima precisione e sicurezza in ogni gesto – e per fortuna dopo tutto ciò che era già avvenuto la precisione e la sicurezza erano massimi.
Gli ho regalato non più di tre colpi, dopo ciascuno dei quali lui mi ha spontaneamente ringraziato. Ognuno di quei colpi è stato sconvolgente quanto il più intenso degli orgasmi.

Lui mi guardava riflessa nello specchio di fronte a sé; Io mi ritrovavo nell’opera che avevo disegnato sul suo corpo. Quando ho messo giù questa ultima frusta eravamo esausti, nel fisico e nell’anima – se non avete mai provato qualcosa del genere non potete comprendere, vi assicuro.
Per riprenderci è servito parecchio tempo, dopodiché ci siamo guardati, ci siamo scambiati un sorriso e siamo usciti dalla Camera Rossa. È stato lì che ho ricevuto quel complimento: “Padrona, vederla usare la frusta è quasi come vederla danzare”. Credo che adesso abbiate capito anche voi di cosa stesse parlando.

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