Lost in translation

Ieri sono passata in libreria e “casualmente” sono stata attratta dalla copertina di un libro appena uscito. Si chiama Esperienze di una Dominatrice ed è la traduzione delle memorie non recentissime di Princess Spider, una prodomme inglese. Inutile dire che l’ho comprato subito, insieme alla riedizione di un vecchio libro di cui non trovo più l’originale che si intitola La sadica perfetta.
Questo post potrebbe quindi parlare della quantità assurda di libri scritti da Dominatrici che stanno invadendo le librerie italiane, ma le osservazioni che farei sarebbero così scontate che non ne vale neanche la pena. Piuttosto, credo che sia interessante andare a vedere cosa mi ha fatto pensare la lettura delle “Esperienze”.

Prima osservazione: Princess Spider dimostra ampiamente di divertirsi molto a fare ciò che fa, e questa è una boccata d’aria fresca dopo avere letto altri libri le cui protagoniste erano sostanzialmente prostitute esauste, che si sono date alla frusta solo perché è più conveniente sul piano economico. Ciò nonostante anche lei è arrivata al mondo del BDSM per un motivo che a me sembra per lo meno un po’ strano: per arrotondare lo stipendio e mantenere meglio i suoi due figli dopo essersi separata.
L’intenzione è senz’altro molto nobile, ma è ben curioso che non abbia ancora trovato un libro in cui l’autrice dichiari di essere semplicemente dominante, sadica o quel che volete… senza altri motivi. D’altra parte, se oggi mi ritrovo a possedere uno studio pieno di strumenti, abiti e stranezze che trovo adorabili è solo perché queste cose mi piacciono un mondo, e mi diverto molto di più di quanto mi sarei divertita continuando a fare l’infermiera (che comunque mi piaceva molto, con tutti quegli aghi, cateteri, strumenti clinici… mmmh!).

Insomma, se andiamo avanti così finirà che mi convincerò di essere io la strana solamente perché ho un istinto rivolto alla sensualità… eppure mi sembra che le cose dovrebbero andare esattamente al contrario. Ma lasciamo pure perdere questo punto.
La cosa di cui voglio veramente parlarvi è un’altra, che richiede prima un piccolo test di intelligenza. Funziona così: adesso vi trascrivo con la massima precisione un brano tratto da Esperienze di una Dominatrice, e voi lo leggete. Fate attenzione, perché poi sarete interrogati.

“La cosa mi stupì perché non mi era chiaro che i regali facessero parte del
patto, ma lui era lì nel suo abbigliamento da allenamento alla TV che mi ricordò
che la mia televisione funzionava male, così pensai: avrò una TV. In realtà ci
stavamo prendendo in giro perché lui mi diceva: “Ti comprerò una TV”, ma lui
era una TV.”
Per il momento direi che ci possiamo fermare qui. Ora rileggete le righe qua sopra e ditemi di preciso cosa diavolo significhino. Se volete un indizio, vi dirò che qualche pagina più avanti si scopre che a casa di Princess Spider c’è una doccia d’oro. Avanti, avete cinque minuti per darmi una risposta.

Ok, immaginiamo che siano passati cinque minuti. Scommetto che ben pochi di voi sono stati in grado di dare una risposta, per il semplice motivo che è una cosa praticamente impossibile. Allora ci penso io, riscrivendo le stesse righe in maniera più comprensibile:
“La cosa mi stupì perché non mi era chiaro che il patto prevedesse dei regali, però lo avevo davanti con un abbigliamento da aspirante travestito, che negli annunci in lingua inglese viene comunemente abbreviato con la sigla ‘TV’. Ciò mi ricordò che avevo il televisore guasto, così pensai: sceglierò una televisione. In pratica stavamo scherzando sul fatto che lui che era un ‘TV’ mi diceva che mi avrebbe comprato una tivù”.

È più chiaro adesso? Certo, non sarà una barzellettona da raccontare a tutti gli amici, ma per lo meno ha un po’ più senso. La storia della “doccia d’oro”, invece, è la traduzione pedissequa di ciò che in italiano chiamiamo solitamente “pioggia dorata” (e non “d’orata” come mi è capitato di leggere in certi annunci… verrebbe davvero voglia di seppellire chi li scrive sotto una cascata di pesci!).
In altre parole: questo libro è tradotto coi piedi, per non dire di peggio. Siccome mi piace capire sempre bene come funzionano le cose ho chiesto allora un chiarimento a un caro amico che lavora da sempre nel mondo dell’editoria, tanto per farmi spiegare come sia stata possibile una cosa del genere.

La sua risposta è stata: “La traduzione di un libro parte da un direttore editoriale che sceglie il testo da riportare in italiano, poi passa al traduttore vero e proprio che produce un normale file di Word. Questo viene esaminato e corretto da un redattore, detto anche ‘editor’, impaginato e stampato. A questo punto un altro redattore lo legge, segna eventuali punti poco chiari e chiede al traduttore di confermarli o riformulare le frasi. Le modifiche vengono inserite ancora una volta nel testo, e solo allora il libro va in stampa”.
Provate a contare quante persone e quanti passaggi sono necessari e ditemi: vi sembra possibile che nessuno abbia trovato incomprensibile quel pasticcio sulle TV, così come tante altre castronerie che si trovano in questa traduzione?

Credo che ci sia solo una risposta possibile. Evidentemente il testo non solo non è stato riletto, ma anche il traduttore non si è posto il minimo problema nel dare un senso a ciò che digitava sulla tastiera. E questo può capitare in un solo caso: quando non importa a nessuno che il libro sia bello oppure no.
Vogliamo vederla da un altro punto di vista? Evidentemente quello che la casa editrice ha messo in vendita era solo il titolo e la copertina, fra l’altro molto bella (i pantaloni di Pvc lucido di una donna che brandisce una lunghissima frusta di tipo australiano). Per quanto li riguardava, il punto era solo creare un bello specchietto per le allodole in modo da indurre gli appassionati di dominazione ad acquistare a scatola chiusa.

Avere sprecato dieci euro non è troppo grave. Essermi fatta prendere in giro a questo modo invece mi ha disturbato molto, ma la vera rabbia è scoppiata nel pensare a quanto poco le persone come me e come voi vengano tenute in considerazione. Evidentemente per “il mercato” chi ama l’erotismo di un certo tipo è solo uno scemo pronto ad aprire il portafogli in cambio di una bella foto – e tanti saluti alla qualità o al rispetto per il cliente.
Se penso a quanto impegno, quanta passione e quanti sacrifici investiamo sia io che tante persone di mia conoscenza nello studiare e sperimentare forme di piacere così intenso… Se penso quanto studio serva per potere accettare a cuor sereno di prendere la vita e le emozioni di una persona sotto le proprie cure di Dominatrice… Se penso alla mortificazione che vedo negli sguardi e sento nelle parole di alcuni amici quando mi raccontano di sentirsi emarginati e derisi solo perché amano una forma di sensualità più completa e profonda della media…

Tutto questo per poi vedersi sbattere così in faccia il disprezzo del mondo dei libri, che pure dovrebbe impegnarsi nel diffondere la cultura e l’apertura mentale? Che delusione…
Quando sono arrivata (con moltissima fatica) all’ultima pagina di Esperienze di una Dominatrice ero così nervosa che ho dovuto convocare uno dei miei schiavi più resistenti per rilassarmi un po’. E sapete cosa è successo? Che quella che sarebbe dovuto essere un incontro selvaggio e violento si è trasformato subito in un’esperienza molto dolce, profonda e oserei dire poetica.

A conti fatti, per quanto ci si possa irritare sul momento basta un attimo di vera passione per far tornare tutto a posto. Alla faccia di chi ci considera degli stupidi.
Domani comincerò a rileggere La Sadica Perfetta. Me lo ricordo molto più serio, ma non si sa mai. Una volta o l’altra mi sa che mi toccherà decidermi a scrivere anche io un libro. Senza errori di traduzione, naturalmente.

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