Ballbusting (seconda parte)

Eravamo rimasti in compagnia del caro Andrea, appeso nella mia stanza dei giochi senza la possibilità di difendersi. Ricorderete che il tema dell’incontro era il ballbusting, e che la mia volonterosissima vittima era bendata, senza la possibilità di sapere quando sarebbe arrivato il primo colpo sulle sue parti più sensibili.
Il gioco è iniziato con il tormento della parte che invece piace più a me, cioè il cervello. Prima di cominciare me la sono presa molto comoda: so benissimo che la paura dell’ignoto è ben più terribile di qualsiasi tortura fisica, così ho lasciato il mio amico a interrogarsi su cosa stessi preparando per lui.

Come previsto sono bastati pochi minuti per vederlo cominciare a sudare e tremare per i brividi causati dall’ansia e dalla posizione scomoda in cui l’avevo obbligato. Poi mi sono concessa una passeggiatina fino alla mia Scarpiera: come ben sapete è piena di calzature fetish e raffinate, così ho dovuto fare una certa fatica prima di trovare un paio di scarpe abbastanza pesanti da fare un rumore adeguatamente minaccioso. A quel punto le ho indossate e, complice l’impossibilità per lui di vedermi, mi sono divertita a tornare da lui calcando forte i passi – come prevedevo, alla fine dei giochi mi ha confessato di aver pensato che mi fossi messa chissà quali stivali chiodati per massacrarlo…
In realtà per un po’ mi è bastato vederlo tremare ed eccitarsi sotto il perizoma nero che gli avevo fatto tenere addosso. Per un bel pezzo non ho detto neanche una parola, ed era evidente che Andrea volesse spezzare quel silenzio con una frase qualsiasi… ma è stato abbastanza intelligente da evitarlo e contribuire così a far crescere l’atmosfera di tensione che si stava creando.

Sono tornata alla Scarpiera per indossare qualcosa di più consono alle mie deliziose estremità, poi mi sono riavvicinata al mio amico stando questa volta bene attenta a non fare alcun rumore. “Mmh… Sai, sto pensando a quale sia il modo migliore per divertirmi con le tue inutili palle,” gli ho detto quindi all’improvviso, facendolo trasalire. “O meglio, le palle che saranno presto rese inutili dai miei giochi crudeli…”
Ormai l’avevo portato al confine con la paura vera, ma siccome sono convinta che nei giochi di dominazione ci debba sempre essere la massima fiducia fra i partecipanti, ho introdotto anche un nuovo elemento che non gli facesse chiedere di interrompere l’incontro prima del previsto. Più precisamente, gli ho applicato un paio di pinzette ai capezzoli – cosa che so che gli piace molto.

Non è stato necessario usare un modello particolarmente severo: in quelle condizioni anche il minimo tocco risulta amplificato all’inverosimile, e infatti la reazione è stata di sorpresa mista a dolore e, ovviamente, a un’aumento dell’eccitazione. Che ho subito utilizzato contro di lui.
“Chi ti ha dato il permesso di fare così?” gli ho chiesto. “La tua insolenza mi fa venire in mente che forse dovrei schiacciare in questo modo anche i tuoi testicoli… Ti immagini che effetto farebbe trovarseli stritolati da una bella morsa?” Non avete idea di quanto mi piaccia sconvolgere la mente di chi si mette nelle mie mani: Andrea non sapeva più cosa fare o dire, la sua eccitazione naturalmente aumentava sempre di più, e a quel punto ho alzato ancora una volta la posta.

Prima gli ho appoggiato l’indice alla base della gola, spingendo sulla pelle appena appena il necessario per graffiarlo un po’ con la mia unghia fresca di manicure. Quel contatto improvviso l’ha lasciato senza fiato… e riprendere a respirare normalmente è stato ancora più difficile quando il dito ha cominciato a scendere, lasciandogli una leggerissima striscia rossa sul petto, sui suoi begli addominali da atleta e… basta.
“Non ti sarai mica creduto che una Signora come me si abbassasse a toccarti là sotto, vero?” l’ho sorpreso un po’. “No, a me l’unico motivo per cui potrebbe interessare sfiorarti i genitali è per farti piangere. Cosa dici, pensi che dovrei farlo?”

Il mio piccino ha preso a tremare come una foglia, combattuto su come rispondere. E poi: “Sì, signora.”
“Sì cosa?”
“Sì, la prego di toccarmi, signora.”
“Non ho ben capito. Perché dovrei toccarti, schifoso che non sei altro?”
“Per… farmi male, signora.”
“Sei davvero un disastro… Nemmeno in grado di mettere insieme una frase comprensibile. Chiedi bene.”
“La prego, signora, sarebbe così gentile da volersi divertire a farmi male… alle palle, signora?”
“Mmh… Molto meglio. Vediamo cosa si può fare.”

Potete immaginare che Andrea fosse ancora dell’idea che un gioco di ballbusting fosse solo una storia di calcioni violenti. Pensate quindi alla sua sorpresa quando gli ho accarezzato il viso con un lungo guanto di pelle, facendogliene assaporare il profumo. “Scordati pure che mi sporchi con qualcosa di disgustoso come te,” gli ho detto. “Per toccarti devo come minimo proteggermi le mani.”
Ho fatto un altro passaggio come quello di prima, ma questa volta sfiorando con la punta delle dita anche le pinzette che aveva ancora attaccate ai capezzoli. Ormai Andrea era in stato confusionale, ed è stato un piacere riportarlo coi piedi per terra scendendo sino al perizoma… e stringendogli i gioielli di famiglia fra le dita. In queste cose non è necessario esagerare: anche una stretta moderata è più che sufficiente per far vedere le stelle al sottomesso, e infatti sono stata bene attenta a comprimere quanto bastava per ridurre un po’ la sua eccitazione, ma non del tutto.

Non mi sembra il caso di starvi a raccontare troppo dettagliatamente il resto dell’incontro. Vi basti sapere che mi sono divertita a lungo a ripetere questo giochino: ogni volta lo portavo sul ciglio dell’orgasmo… e ogni volta lo strizzamento lo faceva impazzire. Ogni volta, naturalmente, la stretta diventava anche più forte e più lunga, così come sui capezzoli si aggiungevano pesi piccoli ma gradatamente più duri da sopportare. E ogni volta la mia vittima era la prima a supplicarmi di continuare.
Insomma, dopo un po’ Andrea era cotto a puntino. È stato lì che gli ho ricordato con tutto il mio sadismo che lo aspettava ancora un incontro molto ravvicinato con le mie scarpe… e ho continuato a giocare in altro modo. Prima l’ho fatto quasi svenire accarezzandolo con un paio di forbici… che naturalmente sono servite solo a tagliare il suo perizoma. Poi ci siamo divertiti a scoprire i diversi effetti di un torchietto per genitali, una leggera frusta di crine di cavallo fatta apposta per colpire quelle parti senza provocare altro che un interessante calore ma nessunissimo segno o danno, poi qualche carezza con una spugnetta abrasiva…

Durante tutti questi giochi è stato molto bello, per me ma anche per lui, continuare anche a sperimentare gli effetti delle mie parole su di lui. In alcuni momenti prevaleva la sensualità, in altri la cattiveria, a volte ero confortante e altre un’umiliazione continua. Quando si ha una certa abilità in queste cose, ogni sfumatura può portare risultati affascinanti.
Ma per quanto potesse piacermi quel passatempo, stava arrivando il momento in cui doverlo tirar giù dalla posizione in cui l’avevo messo. Nei film infatti è normale vedere gente appesa con le mani più in alto della testa, ma nella realtà dopo un po’ quella posizione scombussola la circolazione e può risultare molto sgradevole, così…

Così mi sono divertita a farmi implorare in ogni modo di dargli quei calci per cui era venuto a trovarmi. Scommetto che vorreste sapere tutto di quei momenti, vero?
Beh, mi spiace. Come tutte le esperienze davvero speciali, credo che sia giusto che rimanga un ricordo solamente mio e di Andrea. Al massimo posso dirvi che si è trattato di qualcosa molto, ma molto differente da quel che aveva in mente lui all’inizio. Non ho detto meno forte, sia chiaro: i colpi sono stati pochi ma ben decisi. Quel che non si aspettava era che una pratica del genere potesse essere gestita anche “in stile Madame Ingrid” – cioè indimenticabile, sicura, e soprattutto piacevole, per quanto possa sembrare strano.

Credo che la conclusione più interessante di questa storia sia sulla mia agenda degli appuntamenti. Andrea si è già prenotato per ripetere l’esperienza. E non immagina nemmeno cosa altro mi inventerò la prossima volta…

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