Ballbusting!

Oggi è stata una giornata meravigliosa. Non solo per il bel tempo meteorologico, ma soprattutto per le belle ore passate con… chiamiamolo Andrea, un bel ragazzo che viene ogni tanto a trovarmi partendo dalla Romagna. È un tipo di persona che mi piace molto: quando si gioca sa fare onore al suo ruolo e tenere la bocca chiusa se non gli viene ordinato, ma prima e dopo è capace di tenere una conversazione dignitosa, in cui esprime chiaramente e in maniera molto diretta i suoi pensieri.
Se pensate che in questo non ci sia niente di strano evidentemente non avete conosciuto una buona parte delle persone che mi contattano. Non si può naturalmente fare di tutta l’erba un fascio, ma una caratteristica comune a molte di loro è la gran confusione che fanno quando si tratta di comunicare ciò che sentono, desiderano, sognano, temono e così via. Certo, ho i miei modi per farli parlare… ma è raro che abbia voglia di applicarli. Non ne vale la pena.

Con Andrea invece, come dicevo, parlare è un piacere. Comunicare con semplicità è un dono importante in generale, ma ancora di più quando ci si incontra per impostare un’esperienza di dominazione. In questo caso, per esempio, ho deciso di affrontare con lui una pratica che sapevo lo terrorizzava e intrigava da tempo.
Non sono una donna che giri tanto attorno alle cose. “Andrea,” gli ho detto appena arrivato, “oggi mi piacerebbe provare con te un po’ di ballbusting”. Lui ha reagito in un modo carinissimo: prima è impallidito, poi arrossito, poi di nuovo pallido… e così via per tutta la durata della nostra chiacchierata “orientativa”.

Ammetterò che quell’effetto technicolor era abbastanza giustificato. Il ballbusting, cioè l’inflizione di dolore tramite colpi ai testicoli (di solito calci, ma non solo), è una delle pratiche più estreme cui si possa sottoporre un uomo. Le palle infatti sono molto più resistenti di quanto normalmente si pensi, ma sono anche parecchio più sensibili di quel che crede la maggior parte delle donne.
Nelle pellicole d’azione capita abbastanza spesso che durante una rissa qualcuno venga messo KO da un calcio fra le gambe… E nella vita vera è la stessa cosa, con la differenza che la reazione naturale dell’organismo a un impatto di quel tipo è, oltre a piegarsi in due, una crisi di vomito, crampi e altri sintomi che di erotico non hanno proprio niente.

Ciò nonostante gli appassionati di ballbusting sono moltissimi, almeno in teoria. È una cosa che accade con tutte le pratiche estreme: a parole tutti le adorano, e poi quando viene il momento di provarle sul serio non si sa come mai, ma sono ben pochi quelli che non si tirano indietro. Con Andrea era la stessa cosa.
Da una parte l’idea di essere alla mercé di una Dominatrice con tutte le intenzioni di provocargli una sofferenza così intensa lo eccitava molto, al punto di avermene parlato fin dal nostro primo incontro. Dall’altra, la sola possibilità di ritrovarsi a gambe aperte di fronte ai miei stivali a punta affusolata era sufficiente per fargli tremare la voce.

Sapeste quanto mi piacciono, le voci che tremano… Così l’ho lasciato parlare un po’ e ho inquadrato meglio il problema. In pratica, la sua paura derivava soprattutto dai filmati scaricati da Internet, dove a volte si vedono calcioni che addirittura sollevano di peso la vittima. Forse una fantasia interessante per chi ama la violenza, ma qualcosa che personalmente trovo ripugnante.
L’altro timore che aveva, e che lui stesso dichiarava essere ridicolo, era di “far finire tutto troppo presto”. Cosa sarebbe successo se fosse crollato al primo colpo? Avrebbe sprecato l’occasione di questo viaggio per vedermi ed esplorare insieme la sensualità dell’erotismo estremo?

Devo anche riconoscere che conversare mi piace molto ma non è per chiacchierare che di solito mi si viene a trovare, così a un certo punto ho dovuto tagliare corto.
“Dimmi cosa vuoi fare, Andrea,” l’ho affrontato. “Puoi stare qui a parlare, oppure provare la cosa che riempie tante tue fantasie di sottomissione. Non ti voglio costringere a fare niente, ma ora devi decidere. Se accetti ti prometto che ti farò molto male, proprio come sogni e come ho voglia di farti… Ma anche che sarà un’esperienza molto più piacevole di quello che puoi immaginarti. Decidi.”

Pochi minuti dopo era in perizoma, trascinato a quattro zampe dietro di me da un guinzaglio di cuoio nero. Potevo quasi sentire i suoi occhi fissi sui tacchi delle mie decolleté, così mi sono divertita a fargli arrossare un po’ le ginocchia passeggiando per il mio studio, fino a quando non l’ho portato alla Scarpiera.
Andrea, come la maggior parte delle persone, è un incontenibile feticista. Era quindi naturale che lo facessi impazzire un po’ scegliendo con tutta calma le calzature per la sua tortura: stivali con tacco a stiletto? Sandali a zeppa con tacco tempestato di swarovski? Un bel modello da gala di seta finissima ma con una punta acuminata come poche? O sandali maculati dove la punta è addirittura in metallo? Ogni modello è stato provato con la sua gentile e sbavante assistenza, fino a che non mi sono decisa per un design firmatissimo di una pelle che adoro: quando si scalda al contatto col piede emana un sottile aroma di cuoio che fa andare in brodo di giuggiole i fortunati che dovessero trovarsi col naso a pochi centimetri dalla tomaia.

La tappa successiva è stata nella Camera Rossa, dove ho piazzato il mio schiavetto in ginocchio in un angolo, faccia al muro mentre mi prendevo tutto il tempo per decidere quali fossero gli strumenti migliori con cui immobilizzarlo, e dove. Alla fine ho propeso per il mio argano preferito, usato insieme a una sbarra con polsiere e due catene a terra che costringono a tenere le gambe bene aperte.
Ho immobilizzato per bene Andrea, che a quel punto era teso come una corda di violino, ho premuto il pulsante che ha sollevato la sbarra fino a fargli alzare le braccia sopra la testa, e ho pensato che fosse molto più carino bendare la mia vittima, in modo che non potesse sapere cosa stava per accadergli. Anche le bende non funzionano come nei film: riuscire a bloccare completamente la visuale di qualcuno è difficilissimo… A meno di avere gli strumenti giusti, che per fortuna nelle mie camere abbondano.

È stato così che Andrea si è trovato imprigionato senza via di fuga, al buio, circondato dai rumori della sua Dominatrice che si aggirava a preparare i giochi a venire. L’unica cosa di cui poteva essere certo è che l’avrei fatto soffrire, e molto.
E siccome sono sadica (l’avreste mai detto?), il resto della storia ve lo racconto la prossima volta.

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