Giochiamo ai detective


Facciamo un gioco. Io vi faccio vedere una fotografia di una coppia dedita a giochi di dominazione (questa qui di fianco) e voi mi dite chi dei due tiene in mano la frusta e chi la riceve. Su, che è facile: basta vedere gli sguardi… e sbagliare.
Sì, sbagliare, perché quella signorina con la faccia da topolino spaventato in realtà ama il ruolo della dominatrice, mentre l’uomo tanto altero è il suo schiavo. O meglio “era”, ma su questo torniamo dopo. Oggi infatti voglio mettere alla prova il vostro inglese e farvi vedere tre articoli tratti dal sito della Abc, che è uno dei più importanti network giornalistici degli Stati Uniti.

Andando in ordine di tempo il primo è questo. Sull’inglese scherzavo: se volete potete leggerlo anche voi, ma il riassunto posso farvelo tranquillamente io.
In pratica, un uomo inglese conosce su Internet un dominatore e dopo avere chiacchierato un po’ decide di andarlo a trovare dall’altra parte dell’oceano. Lo scopo è giocare con il bondage, cioè con l’immobilizzazione erotica. I due si accordano per legare l’inglese, mettergli un cappuccio, un tubicino in bocca attraverso cui respirare e poi chiuderlo in un armadio. Quando l’americano riapre l’armadio il suo amico è morto soffocato. Il dubbio sollevato nell’articolo ha tenuta occupata la stampa per un bel pezzo: il consenso della vittima è una valida attenuante di pena per un omicidio colposo?

Secondo articolo. Un professore di college va in un famoso studio americano di dominatrici, si fa legare appeso per le braccia e incappucciare, viene lasciato solo per un po’ e quando una signora si decide di passare nelle sue vicinanze nota che ha un piede blu. Lo tira giù e lo trova in coma, dal quale si riprende del tutto dopo tre giorni di spavento.
Le tre pagine di articolo esaminano alcuni incidenti simili (fra cui quello del reportage precedente) e procedono con lo spiegare che ci sono vari tipi di persone che sono attratte dalla sottomissione. Secondo il redattore, una parte ama il “gioco sociale e la teatralità”, mentre alcuni sono vittime di traumi infantili che li porta a cercare dolori atroci… e vi risparmio le altre stupidaggini raccontate.

Il terzo articolo invece è questo, ed è da lì che ho tratto la foto iniziale. Tanto per cambiare si parla ancora di disgrazie: i due hanno un rapporto cosiddetto “di cuckoldismo”, ossia di cornificazione volontaria, consapevole e gradita. Lei lega lui a una sedia, gli mette un sacchetto in testa con due taglietti in corrispondenza delle narici e va dal suo amante. Quando torna 20 ore dopo il marito è, guarda caso, morto soffocato.
Pare che la coppia avesse fatto molte volte questo tipo di cosa, e che l’uomo si fosse sempre liberato appena uscita la moglie per aspettarla buono buono davanti alla tv. Qui il caso è simile a quello del primo articolo, ma con una variante: mentre i giudici discutono delle possibili attenuanti, i famigliari del morto spingono per un inasprimento della pena.

Per fortuna qui non siamo a Forum e l’unico mio coinvolgimento con tutti e tre i casi si limita a un normale dispiacere davanti a delle vite spezzate. Il motivo per cui vi ho reso partecipi di queste notizie invece è un altro: vorrei mettervi nei panni dei detective e chiedervi quale elemento trovate in comune in questi incidenti.
Se mi rispondete che ci sono di mezzo delle legature, che sono tutti soffocati o che sono stati degli imbecilli avete ragione ma siete fuori strada. Il vero elemento chiave è uno solo: tutte le vittime sono state lasciate sole nel momento in cui più avevano bisogno di essere invece tenute d’occhio! Vediamo un po’ la cosa dal punto di vista di chi il bondage lo pratica da anni…

Primo caso: che senso aveva chiuderlo in un armadio? Certo, probabilmente la vittima trovava eccitante l’idea di essere “abbandonato e dimenticato” come si fa con un oggetto – non sarebbe certo il primo ad avere fantasie del genere. Ma diciamoci la verità: per ottenere lo stesso effetto sarebbe stato sufficiente bendarlo, e non si sarebbe potuto rendere conto della presenza o meno del suo amico. O, se proprio, lo si poteva chiudere dietro uno sportello a griglia, attraverso cui tenerlo costantemente sott’occhio.

Secondo caso: qui la colpa è tutta della volpona che ha pensato bene di lasciare una persona sola in quella posizione, e a giudicare da come sono andate le cose pure per un bel pezzo. Tenere a lungo le braccia sopra la testa pone infatti sotto sforzo il sistema cardiocircolatorio e, a parte nei film, è una posizione che può essere mantenuta senza problemi per non più di una decina di minuti.
In effetti, lo studio dove è avvenuto l’incidente è una delle moltissime “catene di montaggio della dominazione” così diffuse all’estero. Le ragazze che vi lavorano sono di solito prostitute o studentesse in cerca di arrotondare, che non hanno alcuna idea di come funzionino i giochi di dominazione e, evidentemente, nemmeno molto buon senso. Per evitare guai sarebbe bastato stargli vicino.

Terzo caso: questa volta è proprio tutta la situazione a essere così assurda che voglio ben sperare che non vi serva una spiegazione. Venti ore! Una persona ci mette molto meno di venti secondi a subire danni cerebrali in condizione di soffocamento… e quella lo lascia senz’aria per venti ore!
Se l’infermiera che è in me rabbrividisce, la Dominatrice è davvero infuriata. Se rileggete i vecchi post di questo blog vedrete che ho già parlato – e condannandolo molto chiaramente – di soffocamento in passato. Non è che pretenda che tutto il mondo legga il mio blog (beh, non sarebbe male…), ma il fatto è che per sapere che eros e apnea non vanno d’accordo non ci vuole certo un genio, o un corso di laurea. In effetti, come avete visto basta leggere i giornali: con notizie come queste, ci si aspetterebbe che la gente smettesse di fare certi giochi.

In realtà ho letto da poco una statistica che dice che ogni anno muoiono così circa 1.200 persone nei soli Stati Uniti. Figuriamoci quindi quanti sono gli idioti in tutto il mondo… Ma come dicevo prima non bisogna lasciarsi trarre in inganno dalle apparenze. Qui il vero problema non è la stupidità dei protagonisti e per assurdo nemmeno la scelta del gioco più pericoloso che ci sia.
Il dramma sta tutto nel fatto che le persone legate siano state lasciate sole. Un po’ perché se si sta condividendo un’esperienza – grande o piccola che sia – la parola stessa dice che bisogna essere almeno in due. Perché mai bisognerebbe andarsene e lasciare l’altro da solo? Ma soprattutto: se i partner fossero rimasti a portata di sguardo, sui giornali non ci sarebbe stato nessun articolo morboso.

Non so se avete mai visto soffocare qualcuno, e comunque non ve lo auguro. Però una cosa è certa: può essere legato finché volete, ma potete star sicuri che saprà attirare la vostra attenzione. Distinguere i segni di panico, pericolo o semplice disagio è una semplice questione di istinto.
Anche se in queste pagine non faccio altro che lodare l’intelligenza, la preparazione tecnica e le conoscenze pratiche di chi domina, a volte l’istinto è tutto quel che serve per riconoscere un brutto imprevisto e risolverlo nell’arco di pochi secondi. Certo, bisogna essere presenti. E avere buon senso. Ed essere interessate a ciò che si sta facendo… A differenza delle persone di cui avete letto.

Dall’altra parte della barricata, naturalmente, è ancora più semplice. Quando si ha voglia di fare un’esperienza di sottomissione, basta mettersi nelle mani di qualcuno che sappia cosa fa. Ma più di tutto: che sia interessata a voi come persone, non come polli da spennare, mariti di scarto o altro.
Non è difficile. È sufficiente scegliere una Dominatrice (come se poi ce ne fossero molte!) che fa ciò che fa per passione, e sa dimostrarlo. Io una la conosco di sicuro, e voi?

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