Segni di eccitazione

A volte mi chiedo se sono solo io a conoscere tanta gente diciamo… “strana” o se è il mio fascino ad avere tutta la colpa quando chi mi sta vicino sembra spegnere il cervello. Volete un esempio pratico? Allora parliamo di Giorgio.
Giorgio, che ovviamente non si chiama affatto così ma ha diritto alla propria privacy tanto quanto chiunque altro, è un amante del caning. Ci siamo visti qualche giorno fa per una massiccia sessione di questa pratica e… Come dite? Non sapete cosa sia il caning? Allora provvediamo subito.

Tanto per cominciare, il caning non c’entra niente con i cani ma ha a che fare con il cane, che in inglese significa “canna”, “bastone” o “bacchetta” e si pronuncia “chein”. Qui potrei farvi una lunga lezione sulle origini, la storia e le mille interessanti variazioni del caning, ma non mi pare il caso di esagerare: vi sto già regalando un corso di inglese, e francamente oggi non ho molta voglia di fare la maestrina. Se vi interessa farvi una cultura (e ve lo consiglio vivamente) potete studiare un po’: in giro ci sono ottimi libri sul BDSM.
Quel che vi serve sapere per adesso è che nel caning c’è qualcuno che le prende e qualcun’altra – cioè me – che le dà, rigorosamente con una bacchetta flessibile scelta dalla mia vasta collezione, e rigorosamente sulle natiche. Anche se si può fare questo gioco solo a livello di recita e gioco di ruolo, il caning è una pratica normalmente molto dura, intensa e dolorosa, che riservo solo ai veri masochisti. Come Giorgio.

Infatti lui è arrivato, si è calato i pantaloni seguendo le mie severe istruzioni (e dovreste sentire che voce tagliente mi viene in certe situazioni) e si è piegato a 90 gradi su uno dei miei cavalletti. Vi risparmio tutti i dettagli dell’incontro, che è stato estremamente piacevole anche grazie al fatto che Giorgio è una di quelle persone che non si limita a vivere passivamente le cose ma partecipa con grande intelligenza nel creare l’atmosfera giusta.
La cosa importante è che a cose fatte il mio pregevole amico aveva, come previsto e come è sempre accaduto nei nostri incontri, dodici belle strisce violette sul sedere. Da sinistra a destra, perfettamente orizzontali e parallele fra loro. Come è nostra abitudine abbiamo ancora scambiato poche chiacchiere, dopodiché ha finito di rivestirsi e si è diretto alla porta… sulla quale si è fermato pallido come un cencio.

“Madame, ho fatto una terribile stupidaggine,” mi ha detto, e io chiaramente ho cercato di capire cosa l’avesse spaventato tanto. “Sapendo che sarei venuto a trovarla mi sono eccitato così tanto che mi sono dimenticato di una cosa importante.”
“E di cosa?” gli ho chiesto.
“Fra tre giorni ho appuntamento con una ragazza che… insomma… mi vedrà nudo. Lei non sa niente di questa mia passione e se vede i segni chissà cosa potrebbe succedere della nostra storia. Mentre venivo qui mi ero ripromesso di chiederle di essere più leggera del solito, ma poi non l’ho fatto e ora non so cosa fare per rimediare!”

Capito a cosa mi riferivo quando parlavo di cervelli scollegati? Purtroppo, o per fortuna, questo non è il primo caso di questo tipo in cui mi sono imbattuta. “Purtroppo” lo dico perché mi piacerebbe tanto potere avere un po’ più di fiducia nell’umanità che mi circonda; “Per fortuna” invece lo dico perché col tempo ho studiato anche il modo migliore per fare sparire in fretta i segni di giochi anche molto intensi.
Chiariamoci: non ho la bacchetta magica (anche se Giorgio direbbe di sì) e non faccio miracoli, però sapere come funziona il corpo umano serve, e poiché so bene che anche a molti miei lettori può far comodo sapere come nascondere certi segni… ecco la ricetta niente affatto segreta di Madame Ingrid, così come l’ho riferita anche a Giorgio.

Prima di tutto, bisogna sapere che “i segni” sono formati da due fenomeni diversi e indipendenti. Il primo è rappresentato dai traumi della pelle, cioè abrasioni, taglietti, graffi e così via. Il secondo, soprattutto nel caso di impatti violenti e concentrati come quelli del caning, è costituito dalla rottura dei capillari sottopelle.
I capillari sono minuscoli vasi sanguigni: se si rompono il sangue fuoriesce fra i tessuti e forma un livido. Ovviamente il livido segue la forma dei vasi danneggiati, quindi fino a che i capillari non si rinsaldano come prima (di solito in poche ore) e finché il versamento non viene riassorbito (di solito qualche giorno) rimane l’impronta del colpo preso. Scommetto che ve ne eravate già accorti, ma è sempre meglio chiarire le cose…

E ora che le cose sono chiare, vediamo quindi come accelerare la guarigione dei due fenomeni di cui abbiamo parlato. Cominciamo con le lesioni superficiali.

Per rimettere in sesto la pelle la cosa migliore da fare è bere molta acqua e mettere a disposizione delle sue cellule tutte le vitamine di cui ha bisogno per rigenerarsi. Qui potrei farvi un lungo discorso su quali tipi di vitamine prendere… ma la cosa più semplice è andare al supermercato e prendere una confezione di quegli integratori multivitaminici che contengono proprio tutto. Due pillole al giorno e potete stare tranquilli di avere fatto tutto il possibile, almeno dal punto di vista della chimica. Per i biologi in ascolto che si sono appena scandalizzati: lo so che due pillole sono più di quanto il corpo possa metabolizzare. È proprio per questo che suggerisco di esagerare: tutte le vitamine in eccesso verranno semplicemente “ignorate” dall’organismo, purché questa cosa delle due pastiglie non diventi un’abitudine a lungo termine.
Altre cose da fare sono smettere di fumare, astenersi dagli alcoolici, usare una pomata tipo Cicatrene per favorire in ogni modo il lavoro di “riparazione”, evitare gli stress, riposare il giusto e, se possibile, esporre per un po’ la cute alla luce del sole (senza però scottarsi!). Più di così non si può fare, ma vedrete che è più che sufficiente.

Per fare sparire i lividi invece l’importante è soprattutto agire prima ancora che si formino, per limitare i danni. L’obiettivo è evitare che il sangue si accumuli in masse dalla forma troppo definita, pertanto…
Se il colpo l’avete preso da pochi minuti fate un impacco di ghiaccio (per chiudere i capillari e limitare il versamento) e massaggiate la parte (per distribuire l’ematoma).
Se sono passati più di cinque minuti invece l’impacco deve essere caldo, e bisogna sempre massaggiare.
In entrambi i casi servono liquidi, vitamine e tutto quello che ho già elencato prima.

Come già detto non aspettatevi miracoli, ma facendo tutto questo i segni scompaiono molto più rapidamente del normale – e mantenendo buone abitudini per quanto riguarda alimentazione e vizi vari vedrete che anche la pelle si segna di meno.

Giorgio non mi ha ancora fatto sapere come è andata a finire con la sua amica. In ogni caso però per lui ho tenuto da parte il consiglio più valido di tutti, che gli farò senz’altro mettere in pratica: di bacchettate non limitarsi a dodici ma prenderne molte di più e molto più spesso!
Non ho alcun dubbio che la pelle gli diventerà decisamente più resistente – e soprattutto che così prenderà l’abitudine di non spegnere il cervello quando mi viene a trovare.

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