Il confine inaccettabile

Probabilmente avete letto, una volta o l’altra, una famosa battuta sulle pratiche erotiche più insolite: “l’erotomane è uno che quando fa sesso usa come giocattolo una piuma, il pervertito quello che usa tutto il pollo, il depravato quello che il pollo non lo scongela neanche”.
Molto simpatica, certo, e vi assicuro che quando una ha interessi come i miei barzellettine simili capita di sentirne parecchie. Al di là degli scherzi, però, dov’è che si deve tirare una linea di confine fra le varianti erotiche “perverse” e quelle del tutto inaccettabili?

Per rispondere credo si debba innanzitutto fissare una base comune su cui ragionare. La migliore è senza dubbio il DSM IV, cioè il “Manuale Medico Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”, che è il testo ufficiale di riferimento internazionale quando si tratta di stranezze psicologiche. Ebbene: oltre a riconoscere sadismo, masochismo e giochi di dominazione come normalissime varianti al puro e semplice (e grezzo) accoppiamento, questo volume mette subito le cose in chiaro.
Quel che dice, in buona sostanza, è che qualsiasi tipo di “perversione” è perfettamente accettabile purché non vada a interferire con una normale vita sociale e lavorativa. Parole dei più grandi psicologi di tutto il mondo, non mie.

Il mio personale punto di vista, invece… è uguale. In parte sicuramente perché sarebbe ben strano che mi considerassi io stessa “strana”, visto quanto sono curiosa nei confronti di ogni tipo di nuova esplorazione sensuale. In (gran) parte invece perché ho accumulato tantissime conoscenze con persone che una volta entrate nel mio studio si abbandonano alle fantasie più sfrenate, ma nonostante questo hanno vite del tutto regolari, spesso anche di grande successo.
Sinceramente il discorso è molto semplice: finché non fai male a te stesso o a qualcun altro va tutto bene. Altrimenti no. Non mi sembra una cosa difficile da capire.

Eppure ci sono alcuni casi in cui proprio non c’è verso di far passare persino un concetto così semplice. Un esempio pratico – che è anche il motivo per cui oggi ho scelto di parlare di questo argomento – sono i fissati del crushing.
Il crushing è una pratica fra le più pacifiche di tutto lo spettro della dominazione: si tratta semplicemente di schiacciare sotto i tacchi e le suole una serie di oggetti. Non è necessario un grande psicologo per capire che si tratta di una metafora del potere: chi sta sopra schiaccia e distrugge con la sua semplice presenza, senza nemmeno fare caso a ciò che ha sotto le scarpe. È una cosa che accade ogni giorno: chi mai si preoccupa di calpestare una formica? Eppure, proprio per questo, agli occhi di una formica gli esseri umani sono divinità potentissime.

Negli anni mi è stato chiesto di schiacciare in questo modo proprio di tutto: da (falsi) status symbol come telefonini di ultima generazione alla carrozzeria perlata di una Jaguar, da semplici pomodori a uova e banane – anche in questo caso non ci vuole un genio per capire di che cosa siano i simboli.
In alcuni casi il gioco può anche andare oltre, ordinando al sottomesso di ripulire il pasticcio appiccicoso rimasto sulla suola… naturalmente con la lingua. Un vero appassionato di crushing può passare ore a osservare i dettagli di come, per esempio, un acino d’uva si deforma fino a esplodere sotto il tocco lento e implacabile di uno stiletto da 16 centimetri. Ma allora cosa c’è di male?

Il male, in effetti, non è in quel che ho descritto finora ma in chi si ostina a chiedermi di partecipare a varianti “estreme” e disgustose. In particolare, sono sicura che non immaginate neanche quante persone ci siano disposte a offrirmi letteralmente qualsiasi cifra per vedermi calpestare a morte piccoli animali. Criceti, tartarughine, gatti, conigli… compresi altri che, bontà loro, si limitano a sperare che accetti di schiacciare scarafaggi giganti, ragni amazzonici o altre bestiacce che si premurerebbero di andare ad acquistare a caro prezzo nei più esclusivi negozi di animali esotici. È a causa di tali persone che sono stata costretta a scrivere specificamente sul mio sito che si tratta di pratiche inaccettabili.

Ovviamente, e lo dico per togliere ogni dubbio, mi sono sempre rifiutata non solo di soddisfare queste devianze ma anche di incontrare chi ha simili fantasie. La parte triste è che quando glielo dico… non capiscono. Alcuni hanno pure il coraggio di lamentarsi, e sostengono che una sadica conclamata come me non dovrebbe permettersi di giudicare i loro gusti erotici.
Chiaramente il punto è che, quando si parla di coinvolgere creature inconsapevoli (che si tratti di bambini, del cameriere al ristorante o di una ranocchia) scatta un limite etico, legale e di buon senso – soprattutto se inoltre si parla pure di provocare danni di qualsiasi tipo. Non è questione di essere animalisti o no: solo di rispettare chi ci sta attorno come pretendo di essere rispettata io stessa.

Viene però da chiedersi da dove nascano desideri simili. Da interrogarsi su che significato abbiano: si tratta come negli altri casi di una trasposizione, in cui si immaginano calpestati e quindi uccisi al posto dell’oggetto? È un semplice sfogo di violenza repressa? Forse è una deviazione clinica “di quelle vere”, dove c’è una turba di origine sessuale profonda e che andrebbe curata urgentemente?
Anche se sono una grande appassionata di psicologia e una conoscitrice degli animi umani, purtroppo non posso rispondere. Probabilmente non esiste nemmeno una risposta univoca che vada bene per tutti i casi. L’unica cosa che posso fare è rifiutarmi di alimentare idee così preoccupanti; Posso spiegare – come faccio sempre – i motivi per cui non accetto queste pratiche; Posso consigliare di andare a fare una chiacchierata con uno psicologo.

Quel che succede quando metto giù il telefono però non lo so. Mi chiedo solo se altre persone, quelle meno “depravate” di me, abbiano le stesse attenzioni e facciano gli stessi sforzi per mantenere separati divertimento e follia.

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