Senza fiato

Madame Ingrid ha poteri sovrumani, che la rendono capace di qualunque cosa. Per esempio: scommettiamo che questa volta saprò catturare la vostra attenzione anche parlando di una banalità come il tempo?
Sì, mi riferisco proprio al clima e alle considerazioni da vecchietti sulla panchina: “non ci sono più le mezze stagioni, la colpa è tutta dell’inquinamento, non è colpa del caldo ma dell’umido, con questa temperatura si soffoca…” E qui mi fermo. Non perché abbia finito i luoghi comuni, ma perché oggi al ristorante ho colto proprio quest’ultima frase provenire da un altro tavolo e il mio cervello da Dominatrice è partito a creare un treno di associazioni di idee, che vi riporto pari pari.

Quando si parla di soffocamenti in effetti la prima cosa che mi viene in mente è il breath control, cioè il controllo del respiro in chiave erotica. Si tratta di una di quelle pratiche che, come lo scat (magari ne parliamo un’altra volta), tutti si premurano sempre di condannare e dileggiare… ma per un motivo o per l’altro continua a ritornare con impressionante frequenza nelle conversazioni di chi pratica BDSM.
Come però sapete bene a me non piacciono le ipocrisie, quindi credo sia venuto il momento di affrontare l’argomento come si deve – anche perché le persone che mi contattano per poter provare il controllo del respiro sono sempre molte, e spesso con le idee piuttosto confuse. Mettetevi comodi.

La premessa di tutto questo discorso è che il breath control è una cosa pericolosa, e potenzialmente letale. In questo non c’è nulla di strano: sono pericolose anche migliaia di altre cose che facciamo tutti i giorni (dall’attraversare la strada a bere un bicchier d’acqua, che potrebbe andare di traverso), e sono potenzialmente molto pericolosi pure il 90% dei giochi di dominazione, che tuttavia vengono praticati molto più a cuor leggero.
Per qualche motivo però nessuno pensa mai che un bondage fatto male può storpiare per sempre una persona o che una frustata data nel modo sbagliato possa provocare una lesione permanente a un organo interno… mentre il controllo del respiro è un babau di cui tutti hanno una paura tremenda.

In questo non c’è niente di male: meglio avere un timore reverenziale che buttarsi a testa bassa in cose che non si conoscono. Nella fattispecie, col breath control c’è un rischio concreto di causare danni cerebrali irreparabili, infarti, collassi e traumi psicologici gravissimi. Meglio quindi non prenderlo sottogamba.
Se però si tratta di una cosa così terribile, come mai è così presente nelle fantasie della gente? Dimenticando le ipocrisie, la risposta è semplice: perché si tratta di una pratica molto eccitante, che crea un rapporto unico e strettissimo con la figura dominante e provoca sensazioni che nessun’altra pratica può riprodurre. Non è poco.

Per chi a questo punto non avesse ancora le idee chiare: il controllo del respiro può prendere molte forme, ma in generale consiste nel tappare la bocca e il naso e costringere una persona a un’apnea forzata. Chi lo pratica sente la propria vita letteralmente nelle mani di un altro, che a sua volta sente di esercitare un dominio assoluto. Dal punto di vista medico, quando cala il livello di ossigeno nel cervello si scatena uno stato di panico (che con un po’ di autodisciplina si supera facilmente) e poi di euforia ed eccitazione. Per sperimentarlo non è necessario che vi fidiate di me: basta che abbiate nuotato sott’acqua almeno una volta in vita vostra.
Se tutto ciò viene controllato dall’esterno entrano poi in gioco anche la psicologia (“oddio, ma non si dimenticherà mica di farmi respirare?”), una maggiore sensibilità agli stimoli, e soprattutto il fatto che – sembrerà banale – a decidere quando e come arrivi l’aria è un’altra persona. In certe condizioni, anche un decimo di secondo di ritardo viene vissuto come una sensazione estrema.

In effetti, quasi tutta l’intensità di questa pratica deriva dagli aspetti psicologici – altrimenti, come dicevamo prima, tutti i subacquei del mondo apparterrebbero alla categoria dei sadomasochisti. Ma allora dove sta il problema?
Come non mi stancherò mai di ripetere, i problemi arrivano solo quando le cose vengono fatte senza criterio. Ho saputo per esempio di persone che giocano col breath control… strangolando il partner! Ma vi rendete conto? Certo che l’aria non passa… però facendo così si rischia di danneggiare le vie respiratorie, le vertebre e i vasi del collo – e a quel punto si può solo sperare di poter chiamare l’ambulanza anziché un carro funebre.

Un’altra idiozia è cercare di inventarsi macchinari che tolgano e restituiscano l’aria automaticamente, per poter sperimentare queste cose da soli. Basta leggere le statistiche per scoprire che ogni anno in questo modo muore una quindicina di persone in tutto il mondo… Ma non è più semplice e divertente affidarsi a qualcuno che sappia cosa fare?
O ancora: qualcuno si vanta di puntare a un record. “Questa volta ho trattenuto il respiro per cinque secondi in più!”… Ma non è mica una gara! Il bello è, semmai, la sensazione del gioco. Prolungandolo non è che diventi più divertente… solo più pericoloso, fino a quando non si arriva “finalmente” a trovare il limite al quale le cellule del cervello cominciano a morire, e in questo caso si parla di ictus. Ne vale la pena?

Arrivati a questo punto di solito chi si trova nella mia posizione dice: “io condanno il breath control e non lo pratico mai. Anzi, mi rifiuto di avere a che fare con chi lo pratica…” e un sacco di altre dichiarazioni piene di boria. Invece lasciatemi dire tutta la verità.
A me il breath control piace. Lo trovo entusiasmante e lo pratico con chi conosco molto bene e si dichiara disponibile a questo tipo di esperienza. Però come sempre uso molto buon senso, gli strumenti giusti (vedeste la mia collezione di maschere per il controllo del respiro…), tecniche che ho appreso e affinato nel corso degli anni, conoscenze di medicina professionale e molto, molto autocontrollo. Nonché qualche trucco.

Per esempio, nulla vieta di fare breath control “al contrario”, giocando sull’iperossigenazione – che è di gran lunga meno rischiosa. Oppure sfruttando una buona conoscenza della mente umana per creare l’illusione di tempi molto più dilatati di quelli reali. Oppure di chiudere bocca e naso non con strumenti esterni, ma con parti del corpo particolarmente stimolanti… ma che lasciano sempre passare un filo d’aria, come per esempio un piede.
Oppure, ma solo con i veri appassionati e con persone con cui ho una sintonia particolarmente profonda, si può giocare davvero pesante. Ma non posso certo rivelare qui tutti i miei segreti… anche perché se no rimarreste senza fiato.
Alla prossima, piccini miei…

Post popolari in questo blog

Onanismo

"Clistere di piacere"

Prima volta da Mistress Ingrid a Brescia