Eroi della resistenza

Lui, che per l’occasione chiameremo Maurizio, è quello che si può davvero definire un amico di lunga data. Ci siamo conosciuti parecchi anni fa, presentati da una conoscenza in comune, e da allora stiamo seguendo insieme un percorso di crescita estremamente interessante.
Semplificando molto, si può dire che si tratti di una vera e propria terapia. All’epoca del nostro incontro infatti Maurizio era letteralmente terrorizzato dalle donne, dall’intimità e da tutto ciò che potesse essere anche alla lontana riconducibile al sesso. Trattandosi di una persona traumatizzata ma anche molto intelligente, aveva naturalmente capito di non potere continuare a vivere a quel modo, e così dopo essersi rivolto senza successo a diversi psicologi ha voluto provare ad affrontare il problema in maniera alternativa.

Raccontare tutte le fasi di questo (piacevolissimo) lavoro sarebbe interessantissimo ma anche molto lungo, per cui vi basti sapere che usando le dinamiche dei rapporti di dominazione abbiamo modificato piano piano il suo atteggiamento fino a riportarlo a una situazione di assoluta normalità. O meglio: anche più che normale, visto che Maurizio ha preso molto gusto a esplorare le sessualità alternative e ora si diverte alla grande a provare sempre nuovi giochi.
In quest’ottica il mio amico ha fatto da poco l’esperienza di andare a trovare un’altra Dominatrice – cosa che mi ha confessato con disperazione, anche perché purtroppo c’è stato un problemino.

“Padrona, Padrona!” mi ha chiamato infatti lui l’altro giorno quasi in lacrime, “È successa una cosa terribile e ho bisogno del suo aiuto!” E così, come avrete già immaginato, mi sono lasciata intenerire e ho scombussolato la mia agenda per riuscire a incontrarlo al più presto.
Alla fine è venuto fuori che la “cosa terribile” è avvenuta durante un momento di gioco fisicamente un po’ intenso, in cui è stata usata una frusta (non chiedetemi di che tipo). In pratica, dopo solo qualche colpo lui ha dovuto chiedere di interrompere l’esperienza perché soffriva davvero troppo: la signora ovviamente si è fermata subito e si è preoccupata di tranquillizzarlo, ma l’ha anche preso un po’ in giro perché non aveva dimostrato alcuna resistenza.

Il dramma era questo: “Padrona, ma allora non era vero che sono un bravo schiavo come dice sempre lei,” mi ha detto. “Lei lo dice per farmi felice, ma in realtà sono solo un piagnone senza spina dorsale…” e giù pianti, singhiozzi e un sacco di disperazione del tutto immotivata.
Ora, lui è una persona estremamente sensibile su certi argomenti e ha senz’altro esagerato. Però questa fissazione che per essere un buono schiavo o, peggio ancora, un “vero praticante di BDSM” si debba per forza essere indistruttibili e stoici è piuttosto diffusa e credo proprio che sia venuto il momento di sfatare qualche mito. Con un po’ di buon senso, come è mia abitudine.

Prima di tutto bisogna mettersi in testa una cosa: ogni persona reagisce agli stimoli in maniera diversa dalle altre. E non solo, ma anche lo stesso individuo ha giorni in cui sente il dolore di più o di meno, a seconda semplicemente delle proprie condizioni fisiche. Ci sono poi i cosiddetti “masochisti estremi” che indipendentemente da tutto riescono a incassare trattamenti inconcepibili per gli altri, ma si tratta di individui eccezionali. Non nel senso di meravigliosi, ma semplicemente di “eccezione dalla norma”.
Quello che è importante capire è infatti che la forza di un gioco BDSM non ha niente a che fare con la sua intensità emotiva. Molti di quei masochisti estremi di cui parlavo, per esempio, sono persone con cui giocare sul piano fisico è fin troppo impegnativo: anche usando la frusta più “cattiva” del mondo quelli non reagiscono affatto. Stringono i denti, mantengono l’autocontrollo… E capisco bene che ci possano anche essere dei momenti in cui il gioco è dimostrare di saper subire tutto quel che vuole la Dominatrice senza disturbarla… Ma se l’incontro si trasforma sempre da esperienza erotica in una sessione di demolizione si perde il senso della cosa!

Loro sono lì che si divertono un sacco a godersi le scariche di adrenalina ed endorfine (le sostanze chimiche che rendono piacevole il dolore e vengono secrete dal corpo in condizioni di stress), e la loro povera Dominatrice si scoccia da pazzi e rischia di slogarsi una spalla. Se è poco furba, perché se invece è come me sposta il gioco su tutto un altro piano, e allora la musica cambia. Altroché se cambia!
Quello che rende per me piacevole un’incontro di gioco è infatti lo scambio di emozioni fra i partecipanti. Se un piccolissimo pizzicotto fa sciogliere il mio soggetto, lo trovo molto più soddisfacente che studiare torture complicatissime che però non provocano reazioni apprezzabili.

In ogni caso non tutte la pensano come me. Per tante signore il bello sta anche nell’avere uno schiavo impassibile di fronte al dolore, quindi sarà il caso di vedere come si può migliorare questo tipo di resistenza. Per farlo bisogna capire che il dolore è semplicemente il modo che ha il nostro corpo per richiamare la nostra attenzione.
L’esempio classico è quello di chi tocca una cosa bollente. La forte sensazione provocata dal caldo fa scattare la mano all’indietro, al sicuro, e il dolore ha così svolto la propria funzione di proteggere l’organismo. In altre parole, il concetto è: dolore = pericolo. Questo però vale solo in certe situazioni. Altre (come l’incontro con la Dominatrice dei vostri sogni) di pericoloso non ha proprio niente.

Un trucco per migliorare la propria resistenza è allora la semplice abitudine. Dopo alcune volte in cui la mente inconscia avrà avuto modo di rendersi conto che in alcuni contesti il dolore non provoca alcun effetto controproducente il corpo reagirà con impulsi sempre meno violenti, finché non rimane solo il piacere (un po’ particolare, è vero) di godersi le sensazioni percepite.
Abituarsi non vuole dire solo un’abitudine fisica. C’è anche, e forse è la cosa più importante, imparare ad avere fiducia della persona con cui ci si trova. Tanto per fare un esempio, davanti a un individuo con una siringa in mano è normale avere meno paura se si tratta di un medico (di cui si ha fiducia) anziché di un serial killer sghignazzante (di cui non ci si fida per niente).

Un altro fattore che aumenta la tolleranza al dolore è l’eccitazione sessuale. Pensate a tutte le volte che vi siete presi una graffiata involontaria sulla schiena mentre facevate l’amore: scommetto che non l’avete nemmeno sentita. Con il BDSM è la stessa cosa. Visto che si tratta di un gioco erotico, l’erotismo non va dimenticato.
Qui la responsabilità è prevalentemente (ma non solo) di chi domina, che deve creare una sensazione di stretta comunione emotiva con il sottomesso. Guardarlo negli occhi, parlargli in un certo modo, fare sentire la propria presenza fisica… ci sono mille trucchetti che fanno la differenza fra una vera Dominatrice e una sadica improvvisata.

Come dicevamo anche l’ultima volta, la comunicazione è tutto. Se manca quella anche il gioco più raffinato provoca semplicemente “male”, e vi garantisco che anche il masochista più convinto non avrà nessuna intenzione di proseguire l’incontro. È chiaro che ci sono situazioni, come per esempio feste in cui l’aspetto esibizionistico conta molto, in cui viene istintivo cercare di “fare bella figura” e sopportare più di ogni altro schiavo in circolazione – o stupidate del genere.
Però si tratta appunto di stupidate. In qualsiasi gioco erotico l’unica cosa che conta veramente è il piacere di chi vi partecipa. Voi limitatevi ad aprirmi la vostra anima e farmi godere delle vostre reazioni. Al resto ci penso io. E ci so pensare molto bene, fidatevi…

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