Balle in maschera

Di solito mi dicono che ho interessi un po’ fuori dal comune, ma oggi mi va di parlare di qualcosa davvero strano anche per i miei standard. Prima di cominciare, però, andatevi a guardare questo video. È in inglese, ma l’importante sono le immagini.
Si tratta di una raccolta di spezzoni di un documentario ancora in produzione intitolato American Furry, che parla appunto dei cosiddetti “furry”. Se non ne avevate ancora mai sentito parlare mettetevi comodi, perché c’è sia da ridere che da meditare un po’.

I furry sono quei tipi che avete visto nel video. Sì, quella gente che si veste da pupazzone peloso. Anche se nelle immagini si vede altro, il punto è che per queste persone travestirsi in quel modo non è solo un gioco buffo, ma proprio una cosa erotica. Bando ai giri di parole: questi sono individui che si vestono come un personaggio di Disneyland per fare sesso.
Sconvolti? Beh, ammetto che la prima volta che sono venuta a conoscenza di questo fenomeno sono rimasta scossa anche io – e vi assicuro che di personaggi strani in vita mia ne ho visti proprio tanti. Nonostante questo però ho scoperto che i furry (che in inglese vuole dire più o meno “pellicciosi”) non sono solo quattro… ehm… gatti completamente fuori di testa, ma un numero considerevole di persone in tutto il mondo, per un totale di parecchie migliaia di amanti dei costumi da animale. Mi è quindi sembrato il caso di capire di che si trattasse.

Come forse avrete sentito dire nel video, chi ha questa passione si veste da animale perché sente quel tipo di identità più vicina a “sé stesso” di quanto non lo sia quella quotidiana da comune essere umano. Apparentemente il fatto di usare quei buffi costumi è solo una comodità: meglio infatti indossare una tuta di pelouche rispetto a sottoporsi a trasformazioni più difficili, costose e dolorose.
Nel video si intravede infatti anche un tipo di personaggio che ha fatto la stessa cosa ma in maniera più radicale: si tratta di Stalking Cat, un signore che a furia di interventi chirurgici si sta trasformando in un vero e proprio gatto umano, con tanto di baffi, denti a punta e così via. E non è il solo: girando su Internet si trovano facilmente personaggi come Katzen o Lizardman,che hanno fatto scelte simili.

Ho parlato di questi personaggi con un amico antropologo che mi ha dato una spiegazione molto lunga e circostanziata, ma riassumendo il senso è questo: così come facevano tante popolazioni primitive o i pellerossa, queste persone cercano di avvicinarsi al loro animale-totem assumendone anche l’aspetto. È un fatto di religione, di cultura, di sfida alla società e naturalmente di soddisfazione personale. In effetti mi sembra però più comodo vestirsi ogni tanto da Topolino, quindi non c’è niente di strano che ci siano più furry che persone come Stalking Cat.
Nel video però quando viene chiesto perché si vestono da animali, i protagonisti spiegano anche diverse altre cose. Che è un loro diritto vestirsi come vogliono, che gli piace comportarsi come animali, che si sentono oppressi dalle regole della civiltà umana e – e qui sta il punto secondo me – che dentro al costume possono sentirsi discriminati, ma anche protetti dal loro personaggio peloso.

Ora. Sapete che non sono una vera psicologa, però mi renderete atto che a furia di incontrare appassionati delle forme più particolari di erotismo mi sono fatta una casistica sufficiente a capire abbastanza bene cosa passi nella testa della gente. Quelle frasi sulla “maschera che protegge” me le sono sentite dire pari pari un sacco di volte anche io, ma non da furry, bensì da persone che venivano nel mio studio per sperimentare giochi di tutt’altro genere. Purché mascherati.
Non importa se la maschera era solo una mascherina “da festa in maschera”, un cappuccio di lattice, una briglia da pony umano o un costume completo da camerierina travestita. In molti casi indossare una maschera qualsiasi è lo strumento che permette di abbandonare la propria identità di tutti i giorni, “diventare un personaggio” e permettersi così comportamenti che di solito vengono invece repressi.

In tutto ciò non c’è niente di strano: è un fenomeno ben conosciuto e anche molto positivo. Tutto sommato il senso stesso del Carnevale (non la pagliacciata commerciale che c’è ora, ma la festa religiosa originaria) era proprio quello di liberarsi dal peso delle regole per potere vivere più serenamente durante il resto dell’anno, sotto il giogo della Chiesa e della nobiltà.
La cosa è molto divertente anche in chiave erotica, perché a volte basta indossare una maschera per lasciarsi alle spalle paure e inibizioni, e cominciare finalmente a godersi tutte le meravigliose sensazioni che ci sono offerte dal corpo e soprattutto dalla mente. Quello che però ho trovato strano è tutto un altro fatto.

Parlando infatti dei furry, mi colpisce il modo in cui queste persone aggiungono un ulteriore passaggio al ragionamento che vi ho appena fatto. Per loro non basta essere “il signor X con su una maschera”, ma devono addirittura diventare qualcosa che va oltre il gioco di ruolo: creature non umane. E non solo animali antropomorfi… ma addirittura animali di pelouche, del tipo che mette tenerezza.
Voglio dire: potrei capire se qualcuno avesse la fantasia, mettiamo, di diventare un sensualissimo e potentissimo uomo-pantera con una carica sessuale pazzesca. Tutto sommato sarebbe un po’ il principio di personaggi come i lupi mannari, che una loro sensualità ce l’hanno di sicuro. Ma un volpettone teneroso giallo e blu?

Scusate se mi improvviso psicologa, ma secondo me queste sono persone che hanno dei problemi davvero molto grossi non solo con sé stessi e la loro repressione, ma anche con la sessualità in generale. Non riesco a immaginare se no alcun altro motivo per cui – scusate il francesismo – per scopare questi individui debbano fingere di essere personaggi non solo di fantasia ma pure estremamente infantili, che di sessuale normalmente non avrebbero nulla.
Non voglio sembrare una che spara giudizi: i furry non fanno male a nessuno e si divertono, quindi buon pro gli faccia. Ci mancherebbe anche che una Dominatrice a tempo pieno si mettesse a discriminare chi ha una sessualità fuori dalla norma. Però resta il fatto che queste persone mi lasciano un po’ perplessa e, francamente, mi fanno un po’ pena.

Non voglio neanche pensare al motivo per cui qualcuno possa arrivare a sviluppare una fantasia così regressiva, nella quale non c’è nemmeno posto per il contatto con un altro essere umano. Penso però che da una parte è bello che nella nostra epoca persone così abbiano la possibilità di vivere con relativa serenità le proprie fantasie sessuali, e dall’altra…
No, dall’altra mi dispiace proprio per loro. Indossare un costume di quel genere, a meno che non sia un gioco occasionale di una volta, come minimo costringe a non provare nessuna delle sensazioni date dal corpo umano (a parte il sudore e il prurito, suppongo). Impedisce il piacere supremo di guardare negli occhi il proprio partner ed entrare in contatto con lui; Trasforma quella che è un’esperienza di “qui, ora” in qualcosa di talmente slegato dalla realtà da negare, secondo me, la soddisfazione stessa di sentirsi vivi e presenti.

Oltretutto i furry sono considerati anche da chi pratica erotismo estremo la feccia più abominevole di tutti: sono gli emarginati degli emarginati. Certo, è facile prenderli in giro… ma se ci si ferma un attimo a pensare a come devono sentirsi loro…
Se ci si sofferma su questo pensiero credo che venga naturale interrogarsi anche sulle maschere che siamo soliti usare anche noi. Non i cappucci di pelle con gli zip sulla bocca e sugli occhi: le maschere della quotidianità, i personaggi che siamo talmente abituati a interpretare che ormai non ce ne accorgiamo neanche.

Io a volte faccio una domanda a bruciapelo alle persone che mi vengono a trovare: “chi sei?” Di solito mi rispondono con un nome, o con qualcosa di più poetico ed eccitante, ma a volte vengono fuori con cose agghiaccianti tipo “un impiegato di banca”, “un padre di famiglia” o cose del genere.
Non che ci sia niente di sbagliato, per carità, ma noi non siamo mai ciò che facciamo. Tutti noi siamo persone con mille sfaccettature, che di volta in volta interpretano ruoli differenti. Se uno di questi ruoli prende il sopravvento sulla nostra anima… ahiahiahi… mi sa che c’è un problema bello grosso.

Credo di averlo già detto in passato: per me fetish e BDSM sono dei giochi bellissimi per le sensazioni che riescono a dare, ma soprattutto perché sono dei viaggi interiori, dentro noi stessi e i nostri istinti più profondi. Un’esperienza meravigliosa, che può fare crescere come persone oltre che essere estremamente piacevole.
Se il gioco, per quanto seriamente possa essere vissuto, ha la meglio sulla nostra ricchezza come esseri umani, siamo nei guai. A volte non è necessario essere furry, e non è nemmeno necessario che il gioco sia di tipo erotico. Per fortuna, però, ho imparato come usare proprio i giochi sensuali (anche quelli con le maschere) per liberarci dalle mascherature. Provateci, una volta o l’altra. Potreste essermi molto grati.

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