I miei siti preferiti (Prima parte)

So che quando parlo di Internet e dominazione finisco per suonare un po’ come un disco rotto (che espressione antiquata… ormai come si dirà? Come un Mp3 in crash? Mah…). Non c’è niente da fare: per quanto mi piacerebbe poter dire cose bellissime di come il Web abbia contribuito alla diffusione di una sana cultura feticistica e BDSM, la realtà è molto diversa. Basta usare un motore di ricerca per trovare un’infinità di pagine dedicate a questi argomenti, certo, ma la qualità media è così sconsolante che alla fine non riesco a dare che un giudizio negativo.
Nelle mie navigazioni – che seguono le rotte tracciate per me da schiavi-informatici che hanno molto più tempo di me per andare a esplorare la Rete – ho visto siti di annunci falsi, di incontri truffaldini, di informazioni sbagliate, di comunità fratricide, di mitomanie spacciate per realtà… un vero caos! Come in tutte le cose, però, ci sono eccezioni che si elevano oltre la media. Oggi mi va di indicarvi alcuni siti forse non troppo noti, ma che ritengo interessanti da visitare almeno una volta per chi come voi è interessato a conoscere meglio il mondo della dominazione.

The Laylah Martelli Archive è, come la maggior parte delle pagine che ho scelto, in inglese. Il che è buffo, considerato che tratta di una coppia di origini italiane trasferitasi negli Stati Uniti. Questo sito raccoglie numerosi messaggi inviati da Laylah, una schiava molto determinata, a un gruppo di discussione online fra il 1992 e il 1993. Il motivo per cui l’ho scelto è il punto di vista decisamente maturo con cui viene descritta una vita dedicata alla sottomissione ma in cui c’è posto per anche tante altre cose, prima fra tutti l’amore per il suo compagno di vita.
Fra i temi trattati ci sono filosofia, spiritualità e numerosi altri aspetti che di solito vengono ignorati in ciò che si legge in giro, ma che costituiscono una parte importante dell’esperienza BDSM. Non mancano però anche descrizioni dettagliate di pratiche anche piuttosto estreme e dei loro effetti. Complessivamente, si tratta di una vera e propria finestra su un mondo che per qualche motivo resta sconosciuto anche a molti appassionati di erotismo estremo.

The Rosie Archives è una pagina abbastanza simile, che raccoglie i messaggi spediti allo stesso gruppo di discussione da parte di una schiava 24/7 Tpe (che nel gergo dei “pervertiti” americani significa: a tempo pieno, completamente sottomessa alla volontà del suo padrone anche nelle più piccole scelte). Qui le caratteristiche da tenere sott’occhio sono due.
La prima è che si tratta di una delle primissime persone ad avere pubblicato su Internet dettagli anche molto intimi della propria vita. La seconda è il tono usato, che nonostante il ruolo sottomesso è davvero molto deciso e non risparmia critiche anche ferocissime a chi si permetteva di trattare con leggerezza i temi trattati. Rosie dava quindi una immagine della “schiava” molto diversa dagli stereotipi dei giornaletti porno, e tanti spunti per comprendere cosa significhi davvero realizzare il diffuso sogno di dedicare tutta la propria vita a un rapporto di sottomissione.
Fra parentesi, credo che sia significativo che sia Laylah che Rosie abbiano presto abbandonato il Web dopo essersi stufate dei molti stupidi che cercavano di banalizzare e prendere in giro i loro importanti contributi alla conoscenza di un mondo ancora poco noto. Forse è proprio la natura di Internet a respingere le persone sincere e intelligenti… mah!

Il prossimo sito è invece in italiano. Si chiama Appartenenza ed è una piccola comunità centrata sulla discussione dei rapporti di dominazione. Fin qui sarebbe praticamente uguale a mille altri siti, ma c’è una differenza: una volta tanto le discussioni sono quasi sempre colte, serie e intelligenti. Non mancano però i problemi: i più grossi sono il fatto che la donna viene vista nel ruolo sottomesso nel 99% dei casi, e che a volte mi sembra di percepire una specie di “messaggio pubblicitario” da parte di chi scrive (quasi sempre le stesse persone), come se si trattasse di un grande annuncio per accalappiare aspiranti schiavette. Se però si sorvola su questi argomenti credo proprio che possa fornire diversi spunti interessanti.
Un altro sito italiano che mi dà molto da ragionare invece è praticamente il suo opposto. Mi riferisco alla più sgangherata chat erotica che abbia mai visto, che si chiama 77chat. Questa è, senza mezzi termini, la peggiore raccolta di imbecilli che si possa immaginare: ci sono centinaia di “stanze” dedicate agli argomenti più assurdi (molti dei quali decisamente illegali), e ogni utente può inserire una sua descrizione da cui con un po’ di psicologia è facile capire cosa gli passi per la testa. Risultato: io ogni tanto ci passo per farmi due risate – e poi preoccuparmi – di fronte ai contorcimenti mentali che la gente ha nei confronti dell’erotismo. Chattare non è necessario: basta leggere dall’esterno stanze e profili per comprendere orrori e pericoli di chi si dice “trasgressivo”.

Parlando di cose più serie, lo Slave Register e la sua versione tedesca, Sklavenregistrierung sono due siti praticamente identici e secondo me molto interessanti. Diciamo subito che la premessa su cui si fondano secondo me non ha alcun fondamento pratico ed è anche piuttosto stupidina: si tratterebbe infatti di assegnare a ogni schiavo o aspirante tale un numero unico (un po’ come le targhe delle automobili). Tale numero andrebbe poi tatuato sul corpo, magari sotto forma di codice a barre come le bistecche al supermercato, oppure usato per farsi riconoscere in tutto il mondo.
Questa, come dicevo, è una scemenza. Vi immaginate cosa succede quando poi la persona cambia magari gusti, e si ritrova tatuata per sempre? E dove si troverebbero poi dei “lettori di codici di schiavi”? Evidentemente si tratta di una pura fantasia (carina, però!) che tende tuttavia ad attirare le persone o più mitomani, o che vivono le loro pulsioni erotiche con più intensità. Se si ignora la parte di registro vera e propria, gli annunci e soprattutto i forum si rivelano pieni di discussioni decisamente sopra la media, dalle quali è facile scoprire la realtà della vita di chi conduce rapporti molto strutturati di dominazione oppure a tempo pieno.

A questo proposito, un sito molto interessante è anche Internal Enslavement, che raccoglie molti articoli interessanti sul concetto di schiavitù volontaria. Già, perché è facilissimo leggere racconti porno in cui la vittima di turno viene “costretta” a una vita di sottomissione… ma nella realtà questo tipo di rapporti, anche occasionali, si fondano invece sul desiderio di qualcuno di sperimentare la libertà (sì, la parola è proprio quella) di affidarsi completamente a un’altra persona.
Leggere cosa pensano di tutto ciò psicologi, sociologi, ma soprattutto individui che vivono davvero questo tipo di vite, può essere davvero illuminante. Fra l’altro da qui partono molti link altrettanto interessanti, che possono impegnare molte serate di letture utili.

[La lista continua nel prossimo post...]

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