Collari


Mi piacciono molto i ristoranti a cinque stelle dove mi lascio invitare da alcuni miei devoti, ma altre volte trovo altrettanto piacevole una serata fra amici – soprattutto se la cena è comunque preparata dalle abili mani di un’ottima schiava e la conversazione è stimolante. Recentemente ho partecipato proprio a una di queste occasioni e, mentre si chiacchierava assaggiando ottimi tè speziati, la schiava in questione ha raccontato un divertente episodio.
“Oggi ero in ufficio,” ha detto, “e chinandomi un collega mi ha sbirciato nella scollatura e ha visto il mio collare. ‘Quella più che una collana mi sembra qualcos’altro,’ ha commentato, e la prima reazione è stata di imbarazzo”.
“Quindi cosa hai risposto?” le abbiamo chiesto.
“Semplice: di tenere gli occhi al loro posto e che è un vecchio. Ma non lo sa che quest’anno la moda è così?”
Tutti ci siamo fatti una gran risata, e la sera è proseguita in maniera molto, molto piacevole. Però perché non cogliere l’occasione per parlare di collari?

Per eliminare subito gli equivoci, diciamo che un collare è un simbolo evidente di sottomissione ma non è affatto l’unico simbolo adottato da chi fa BDSM. Ci sono anelli caratteristici, catenelle, spille… ma anche il niente di niente, perché non sta scritto da nessuna parte che si debba indossare un’insegna dei propri gusti privati. L’unica cosa certa è che i collari sono stati molto mitizzati dai soliti fissati di Internet, soprattutto americani, per cui “essere collarati” è ciò che distingue un “vero schiavo” da un sottomesso improvvisato. Niente di più falso.
A parte il fatto che uno degli schiavi più convinti che conosco non ha mai portato nessun collare (il motivo è che lui ne vuole uno permanente o niente, ma questa è tutta un’altra storia), si tratta secondo me di una trasposizione dell’uso tutto da chat di indicare il proprio ruolo con un collare fatto di parentesi.“Schiavo[I]”, per esempio, vorrebbe dire “schiavo di Ingrid”… ma a me sa tanto di giochino da videogame.

Se proprio un collare va indossato, preferisco che sia almeno un oggetto reale. E qui apro ancora una parentesi tanto per sottolineare un’ovvietà: i collari li portano i sottomessi, non le Dominatrici. Spesso vedo fotografie ridicole in cui una presunta padrona indossa girocolli chiodati che starebbero meglio a un dobermann, o peggio ancora veri e propri collari con tanto di anello al quale attaccare il guinzaglio. Evito ogni commento su tali personaggi.
Stabilite queste cose di ruoli, ci sono naturalmente un’infinità di diversi tipi di collare. Effettivamente è vero che la moda degli ultimi due o tre anni ha diffuso l’abitudine di creare collane che sembrano veri e propri collari. Credo che non si tratti di un caso ma proprio di un ammiccamento al mondo dell’erotismo estremo. In ogni caso tante case famose e anche prestigiose, da D&G a Hermes, hanno nei loro cataloghi “collane” che a volte sono addirittura chiuse a chiave!

Al di là della questione della moda, però, non c’è dubbio che vedere uno schiavo con il collare al collo sia un piacere sottile quanto intenso. Personalmente adoro quando dal colletto della camicia spunta qualcosa di così insolito ed eloquente, oppure quando le persone per strada guardano scandalizzate e intrigatissime i miei compagni di shopping e tempo libero che indossano collari inequivocabili.
Naturalmente tirare le persone per il guinzaglio è una cosa che si fa solo nei fumetti perché dare uno strattone proprio sulle vertebre cervicali è una delle cose più potenzialmente pericolose che ci siano, ma anche solo il piacere estetico dato da questo oggetto è davvero notevole…

Resta allora da capire che collari scegliere. Qui l’unico limite è dato dalla fantasia: personalmente ho schiavi per cui la discrezione è fondamentale che portano al collo solo una normale catenina d’oro – ma alla quale ho schiacciato il fermaglio con un colpetto di pinza, in modo che non lo possano sganciare senza strappare la catena. In questo modo non possono nascondere un eventuale e inutile ribellione, e il mio potere su di loro gli viene ricordato in continuazione.
Ci sono poi ragazzi che vivono in ambienti più artistici e alternativi per i quali vanno benissimo anche normali collari da cane. Per altri sottomessi ancora ci sono splendide catene d’acciaio (sì quelle da ferramenta, che infatti vengono riprese anche da molti gioiellieri in altri materiali) che mi piace bloccare con un lucchetto. Naturalmente non sto parlando di chiavistelli da bicicletta… Mi riferisco a lucchetti-gioiello, di cui tengo io la chiave. Una seconda chiave d’emergenza la do allo schiavo stesso… ma racchiusa in una colata di cera con il mio monogramma. Se vuole usarla può farlo, però io saprò inevitabilmente che ha osato togliersi il simbolo della sua sudditanza, e posso essere molto, molto risentita per un comportamento simile. Voi naturalmente state già immaginando come possa reagire Madame quando è risentita, vero?

Il passo successivo e che io preferisco su tutti è invece adottare un vero e proprio collare da schiavo. Se state pensando a pesanti ceppi medievali siete fuori strada: vi immaginate che razza di escoriazioni e lividi provocherebbero alle clavicole?
No no, quelli che ho in mente io sono pezzi di grande qualità che vengono realizzati da pochi artigiani specializzati in tutto il mondo. La schiava di cui parlavo all’inizio, per esempio, ne ha uno creato su misura in acciaio inossidabile, che oltre a essere estremamente elegante non provoca allergie e ha una costruzione talmente precisa da sembrare a prima vista un pezzo unico. In realtà un segmento è separato, ma è anche chiuso da bulloncini nascosti e così minuscoli che richiedono una chiavetta speciale per potere essere aperti e chiusi.

E che effetto fa portare un collare? Ditemelo voi.
Fare la prova è facile. Appena finite di leggere qui andate a prendere un pezzo di spago, legatevelo (senza strozzarvi, stupidini!) attorno al collo e fissatelo con un bel nodo. Poi provate a tenerlo lì per qualche giorno, senza mai toglierlo. Ogni volta che lo vedete allo specchio, o ne sentite la presenza sotto i vestiti, vedrete che vi verrò in mente io. Penserete al significato di quello spago, a chi siete e cosa volete essere. Al piacere che vi dà sentirvi come una cosa di proprietà altrui.

Passati cinque giorni togliete pure il “collare”. Scoprirete di sentirvi nudi.
E allora saprete perché i collari sono così importanti nel mondo dell’erotismo estremo…



Anzi, finito l'esperimento scrivetemi una mail con le vostre impressioni. Sono molto curiosa di sentirle, e chissà che qualcuno non possa anche ottenere un segno del mio apprezzamento per il suo scritto.

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